Caro papà, cara mamma, caro amico vi scrivo: in carcere il tempo delle lettere

Continua l’esperienza di scrittura con l’associazione La Corte dei poeti, un tempo di opportunità e di scambio fra il mondo ‘dentro’ e quello ‘fuori’

Per il secondo anno si è ripetuta l’esperienza di scrittura all’interno del carcere di Mantova, sempre su invito dell’associazione La Corte dei Poeti, nello specifico con Lucia Papaleo, Carla Villagrossi e Marisa Pini, e in collaborazione con Laura Mannarini dell’ASST Mantova, medico all’interno della struttura.

Cosa significa entrare in carcere?

Varcare la soglia del carcere significa entrare in un contenitore di cemento dove le alte mura rendono invisibile la popolazione di chi vi abita: entrare in quel contenitore comporta per l’operatore la percezione di una serie di sensazioni estranianti. Una perdita d’identità (si consegna ciò che hai, compresi i documenti, alla guardia carceraria all’ingresso), un’ansia claustrofobica, data dal rumore fragoroso delle porte che si aprono e chiudono dietro di te, l’assoggettamento del corpo al controllo del metal detector, l’offuscamento della vista poiché scompare la luce naturale.

Roberta Pasotti

E allora perché tornarci?

Le persone detenute vivono un tempo sospeso che viene interrotto, nella quotidianità, dai colloqui con i parenti o con gli operatori, dai laboratori di attività, che, fortunatamente, nel carcere di Mantova, sono molti.

Le attività rappresentano un tempo trascorso fuori dalla cella, che attiva dialoghi diversi, diventa un’interruzione di una routine che dentro al carcere è molto strutturata: ma la domenica queste opportunità non ci sono e il tempo sospeso diventa vuoto. Allora tornare in carcere significa offrire loro un tempo di opportunità attraverso le attività che vengono proposte, nelle quali possono sentirsi liberi di scoprire interessi e curiosità, soprattutto instaurare rapporti umani, nei quali l’ascolto, il confronto e lo scambio permettono la costruzione di una dimensione che travalica il recinto carcerario.

Ma quali attività proporre, che favoriscano la soggettivazione e non una ulteriore infantilizzazione, che spesso il carcere rischia di promuovere?  Quest’anno ho proposto alla Corte dei Poeti il tema della scrittura epistolare, in collaborazione con Marisa Pini. Abbiamo scelto la stesura delle lettere perché scrivere serve a portare alla luce parti di sé, raccontarsi, desiderare, spiegare. La lettera può aiutare ad essere compresi e può costituire un tentativo di riparare alle trame relazionali ferite.

A loro è stato spiegato che: stendere una lettera significa prendersi tempo in solitudine per pensare e decidere cosa scrivere, quale linguaggio usare, cosa far conoscere all’altro di me; quando una lettera viene scritta, dopo che cosa ne possiamo fare? Si può lasciarla naufragare, lasciarla sospesa, lasciarla chiusa dentro un cassetto o un libro, lasciare che qualcuno la trovi, inviarla. Decidere di spedirla, restituisce concretezza all’agire, da forma ai sentimenti che di solito si dileguano senza riuscire ad afferrarli. Come afferma Goliarda Sapienza nei suoi scritti: “Scrivere è un atto di coraggio, perché significa mettersi a nudo, affrontare le proprie paure e debolezze”.

Di seguito alcuni stralci di lettere dei partecipanti al laboratorio:

1- Caro amico,

non mi sono dimenticato di te, tu lo sai, non può succedere, ma ho avuto bisogno di qualche mese per calarmi in questa nuova realtà. La verità è che appena arrivato qui, mi sono allontanato da tutti, non solo da te, perché ho capito subito l’esigenza di riavvicinarmi con me stesso. Il carcere non è una passeggiata, questo lo puoi immaginare, ma può essere una grande opportunità se la sai cogliere; io sto facendo il possibile perché ciò accada, mi sto ritrovando e questo mi sta riavvicinando agli affetti che come te ho al di fuori di questo posto. Spesso mi capita, con qualche detenuto, di parlare dell’esperienza carceraria e quasi sempre percepisco in loro negatività, amarezza, rabbia. Anch’io ho momenti in cui mi sento giù, però da un po’ di tempo a questa parte mi sento molto meglio. Il motivo è che sono riuscito a perdonarmi, magari non del tutto, ma la mia ottica è cambiata, sono in pace, ho di nuovo uno scopo.

2- Una notte ho sognato,

tutto quello che sto vivendo in questo periodo della mia vita e mi piacerebbe raccontarti come sta andando, anche se è complicato ma sicuramente è un periodo che mi sta facendo crescere anche se da raccontare è complicato.

Oh sconosciuto, chiunque tu sia, mi hai colpito lasciando in me una grande curiosità sulla tua persona. Il tuo sguardo e i tuoi atteggiamenti buffi hanno fatto il resto su di me.

Un sogno molto conciso, interrotto da un forte caldo improvviso mi ha permesso di immaginarti anche se non ci siamo mai conosciuti.

3- Cara(o) sconosciuta(o) che ti ho visto quel giorno, avrei voluto fermarti, presentarmi, conoscerti nell’estemporaneità del momento, ma non mi è stato possibile perché ora, in quest’era digitale, gli incontri avvengono tramite il web, e il mio risentimento? Ha sovrastato questa opportunità. Lascerò al destino un nuovo possibile incontro semmai gli dei vogliono questo per noi.

4- Quella volta che ho sognato …

Sognavo di dormire. Sognavo di sognare, e faticavo a muovermi, immerso in una inerzia che non mi permetteva di spostarmi liberamente. Al mio risveglio sono rimasto immobile qualche secondo a fissare il poster dei Suicide, una band elettronica che mi piace tanto. Dall’immobilità i successivi respiri mi hanno fatto comprendere di essere fortunato ad essere clinicamente sano, ma la domanda era la stessa: “e adesso cosa faccio”.

5- Caro amico

ti scrivo per chiederti come stai e ricordarti che il bene che provo per te è un bene sincero. Io sto bene e anche se detenuto ricordo sempre che il male è in ogni persona ma non ogni persona è nel male. Sai il mio passato quindi sai quanta forza trovo in me in queste situazioni e ragiono sempre così: se devo sacrificare 1-2 anni della mia vita sbagliata che facevo per avere tutta una vita felice e giusta che voglio fare lo accetto e dico come quando il vigile mi dava le multe, quanto è la multa, 58€, allora arrotonda a 100€. Sig. giudice sono disposto a pagare 2 anni per altri 40-50 anni sereni.

6- Caro sconosciuto

ti scrivo per darti dei consigli che ogni giorno mi do. Prenditi cura di te sempre e prenditi cura delle persone che ami perennemente. Cerca la tua serenità, il tuo equilibrio e contornati di persone sane, persone dall’animo buono. Fai del bene senza rimpianti. Vorrei dirti ogni volta che esci di casa abbraccia i tuoi cari la tua donna i tuoi figli in maniera che il loro odore rimanga addosso a te ogni istante del giorno e quando sei triste senti l’odore dei tuoi cari addosso ai tuoi vestiti e non la fragranza di un profumo sulla tua pelle. Però cara sconosciuta che mi piaci ora se ti vedrò ti troverò?

7Caro sconosciuto

che ti ho visto quel giorno ti scrivo questa lettera anche se non so dove spedirla. Chissà? Magari un giorno ti capiterà fra le mani. Ti scrivo perché quel giorno che ti ho visto in stazione dei treni quando scoppiò un caos allucinante per via dello sciopero dei treni mi ha colpito come tu cercavi di tranquillizzare e aiutare le altre persone. Invece tutti gli altri compreso me se ne fregavano. Mi hai fatto capire che in certe situazioni è bello dare una mano, fermarsi ad aiutare chi ha bisogno.

8- Quella volta che ho sognato di stare accanto a te Papà sembrava quasi vero. Avrei voluto non svegliarmi se non fosse stato per colpa di mio fratello che ha acceso la musica a palla. Mi ricordo poco o niente di te, perché ero piccolo quando te ne sei andato. Non voglio dare la colpa a te ma a questa vita che è veramente misteriosa. Detto questo ti saluto e spero che presto ritorni nei miei sogni.

9- Cari occhi voi che avete visto per fortuna che non avete la bocca per parlare. Però mi ricordo bene quando dopo quasi tre anni in carcere sono uscito in permesso, e i miei occhi guardavano il mondo diversamente. Vedere anche le cose più banali e scontate per i miei occhi erano bellissime.

10- Cara madre ti scrivo questa lettera e mi sento in colpa. sono io che ti ho lasciata sola senza fare qualcosa per te, ma c’è ancora tempo. Ti sogno sempre contenta e io e te c’è ancora tempo per vivere un bel momento. Solo io e te come sogno sempre. A te sei l’unica in fondo al mio cuore. Qui il gelo è in antitesi al tuo amore, ma i pensieri (svuotano?) la mia sofferenza sino a farmi sentire la tua vicinanza sono io non o non lo so. Scusa mamma. Ci vediamo presto e viviamo tutto come ho sognato se dio vuole tutto passa.

11- Caro mondo,

nonostante la nostra presenza ti provochi preoccupazioni e sofferenza, tu continui a mantenere un aspetto meraviglioso. Non conosciamo la tua età, sappiamo solo che da sempre susciti in noi nuove energie. Provo imbarazzo per la mancanza di rispetto, il riconoscimento che tu meriti. Ma tu, pungente, tenace, ami le sfide non dimentichi che staresti bene anche solo, come un deserto faresti rinascere i fiori. Io penso che tu sia un miracolo di bellezza illuminato dal sole e dalla luna. Ma sai cosa penso anche? Che, anzi, tu migliori ogni volta che la guerra degli uomini dona il sangue alla tua terra.

Di Roberta Pasotti, assistente sociale Asst Mantova

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