La malattia mentale nei romanzi di Silvio Raffo: “Malati, grandi sognatori e artisti in potenza”

Lo scrittore, vincitore del Premio Grottammare con il libro ‘Gli angeli della casa’, scandaglia gli animi dei suoi personaggi, creature singolari e sensibilissime. E dal volume ‘La voce della pietra’, con protagonista un ragazzo autistico, è stato tratto un film americano di successo

 

I malati mentali? Quasi tutti artisti. Per il poliedrico Silvio Raffo la loro essenza è la fragilità, che sa rendere speciali, diversi. Più sensibili. Quindi capaci di creare. All’origine della malattia, ipotizza l’autore, c’è molte volte una mancanza d’affetto, un buco nella trama dell’amore familiare.

Scrittore, poeta, critico letterario, traduttore, insegnante, Raffo si è aggiudicato lo scorso anno il Premio Grottammare per il miglior romanzo sul tema della malattia psichica. ‘Gli angeli della casa’, noir edito da Elliot e ambientato in Bretagna, racconta di una casa-famiglia per ragazzi con disagio psicologico, alle prese con l’eterno conflitto fra bene e male. Il male è impersonato dal responsabile della struttura asservito al Dio denaro che vuole trasformare gli ospiti in cavie per la sperimentazione di farmaci. Il bene dalla coraggiosa insegnante della scuola annessa alla casa-famiglia, Mademoiselle, e dall’anelito alla bellezza e alla verità dei suoi allievi, sostenuto dall’audacia e dal mondo sognante che li abita. Sarà il bene a trionfare sul male. In una vicenda intrisa di mistero che scava nel profondo degli animi.

“I due narratori principali – precisa lo scrittore – sono Vlady, giovane bielorusso geniale che studia le stelle. E l’amica ribattezzata Mirage. Vlady è un esperto di miraggi. Un poeta, un visionario, il quale porta sempre aperta la ferita di una madre che non ha conosciuto. E proprio questa falla nella storia familiare lo indebolisce, lo rende vulnerabile”.

Angeli contro demoni che alla fine dissolvono le nebbie di un crimine. E prendono il volo: “Dal punto di vista clinico, le creature particolari che faccio vivere nelle mie pagine hanno disturbi inquadrati con precisione. Autistici, schizofrenici, personalità borderline”. Che però le cure dell’amore potrebbero contribuire a riscattare.

Silvio Raffo, uno dei massimi conoscitori e traduttori della poetessa Emily Dickinson – straordinaria e singolare personalità dalle mille sfaccettature – ha percorso anche in precedenza la strada affascinante della malattia mentale nelle proprie avventure letterarie. Grazie a ‘La voce della pietra’, romanzo pubblicato dal Saggiatore nel 1996 e dato alle stampe per una seconda edizione Elliot nel 2018, si è classificato fra i finalisti del premio Strega. Qui si legge la storia di un 16enne autistico che dopo la morte della madre si rifiuta di parlare. La zia ingaggia l’infermiera Verena che anziché riuscire a guarire il nipote rimane avviluppata nella rete di un rapporto con la donna defunta che si spinge nei meandri del paranormale. Il ragazzino sente la sua voce, non vuole lasciarla andare. Dal libro, nel 2017, è stato tratto il film americano di successo ‘The voice of the stone’, diretto da Eric D.Howell.

La malattia come risorsa, dunque: “Offre un punto di vista privilegiato e coincide il più delle volte con talenti artistici che non hanno modo di sfogarsi. Ne ho avuto prova lavorando negli ospedali psichiatrici, in Svizzera e a Varese, tenendo laboratori di lettura poetica. Dai pazienti si liberava frequentemente la vena della scrittura”. Quei testi sono stati raccolti nella pubblicazione “Poesia degli esclusi”.

Gli esclusi, appunto. Chi più di Emily Dickinson, scandagliata in ogni sua sillaba da Silvio Raffo, è paladina degli esclusi, lei che incarna l’enigma dell’isolamento, seppure per scelta? Lei, sposa del verso poetico a cui ha votato l’intera esistenza?

Di Elena Miglioli, responsabile Ufficio stampa e comunicazione Asst Mantova

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