Consultorio e creatività’: un laboratorio di caviardage per scoprire le terre di confine

I partecipanti, scegliendo parole ritenute significative o abbozzando un disegno, hanno creato una mappa che ha consentito loro di visualizzare un viaggio personale fatto di momenti importanti della propria vita

Che legame c’è tra creatività e Consultorio, servizio che si trova all’interno della Casa di Comunità?  Per rispondere a questa domanda, diamo qualche suggestione su cos’è la creatività e come ci può riguardare come operatori sociali. Innanzitutto, la creatività necessita di un atteggiamento ricettivo. L’attività creativa ci consente di uscire dalla nostra comfort zone, portando innovazione e vitalità, anche se utilizzare la creatività comporta correre qualche rischio (ad esempio di non essere capiti, di essere criticati).

Edward Bono, psicologo e saggista, ha scritto molto sul funzionamento della mente in relazione al pensiero creativo e ha identificato alcune fonti di stimolo e sviluppo della creatività: l’umorismo, che riguarda la trasformazione delle percezioni e degli atteggiamenti mentali; la motivazione, che promuove la curiosità e l’interesse alla sperimentazione; il pensiero laterale, che facilita l’esplorazione di direzioni sconosciute, rompe gli schemi e favorisce l’organizzazione non convenzionale dei pensieri e delle azioni.

La creatività si può attivare in molti modi: ad esempio leggendo e informandosi, perché scoprire nuove cose è come nutrire il proprio cervello con una dieta variegata di conoscenze. La creatività si alimenta con la diversità degli stimoli e la flessibilità mentale. Alcuni vantaggi nello svolgere attività creative: è una sfida che attiva la mente; ci spinge a disconnetterci, almeno temporaneamente, da telefoni, messaggi e social media; contiene l’ansia e lo stress, riduce la dimensione della noia; ci predispone all’empatia verso gli altri e ci stimola all’ascolto di noi stessi; facilita le relazioni e le comunicazioni interpersonali, soprattutto quando i progetti creativi vengono sviluppati in gruppo, permettendo anche il rafforzamento dei legami tra le persone che partecipano.

Il nostro lavoro in ambito sociale richiede immaginazione e pensiero creativo e, diversamente da un lavoro tecnico, è difficilmente sostituibile da una macchina. Come operatori siamo creativi quando inventiamo situazioni originali introducendo elementi nuovi, riorganizziamo elementi già esistenti in una forma nuova. A volte il maggior ostacolo alla creatività siamo noi stessi, perché ci facciamo influenzare dalla paura del cambiamento, dagli stereotipi dei ruoli organizzativi che ricopriamo.

In un Servizio di Consultorio all’interno di una Casa di Comunità, possiamo pensare che l’attività di cura e prevenzione sia legata non solo all’attività specialistica degli ambulatori; soprattutto nel post pandemia, è utile che si possa integrare con attività rivolte verso l’esterno, aprendo spazi nei quali le persone possono incontrarsi, relazionarsi, confrontarsi e condividere le attività, valorizzando l’importanza della socialità.

Un servizio che crea occasioni, sia all’interno che al suo esterno, nei quali le persone hanno la possibilità di esprimersi e sentirsi accolti, fa la differenza, perché promuove il benessere e può generare cambiamento. Aprire le porte della Casa di Comunità ha un ulteriore valore aggiunto: consente ai cittadini che hanno competenze specifiche in ambiti diversi, di poterle mettere a disposizione della collettività.

IL LABORATORIO DI CAVIARDAGE

Per tutti questi motivi ho accolto con interesse e come una grande opportunità, la proposta del laboratorio di caviardage di Sabrina Micello a Goito.
Cos’è il caviardage? Un metodo di scrittura creativa poetica, ideato dall’insegnante e formatrice Tina Festa, che aiuta a tirar fuori la poesia nascosta dentro di te senza schemi attraverso un processo creativo che parte da una pagina già scritta (ad esempio una pagina di libro, di giornale o di un testo in formato digitale) e stimola la creatività.

Il termine Caviardage significa censurare e cioè cancellare, ma le tecniche proposte non prevedono la cancellazione del testo come azione primaria, come erroneamente si pensa, bensì la scelta di parole che rispondono al sentire del momento per dare vita a brevi componimenti poetici. Questo consente di avere un dialogo, fatto di parole, pensieri e percezioni, con il nostro mondo emozionale.
Per praticarlo non occorre avere particolari competenze.

È rivolto a qualsiasi fascia di età. È un’attività ludico-espressiva, utilizzabile come pratica di benessere per sé stessi o all’interno di un percorso scolastico. Il laboratorio si è articolato in tre incontri, replicati, alla luce delle numerose richieste, in due edizioni. Hanno infatti partecipato complessivamente 30 donne e un uomo. Nel primo incontro si è lavorato con la tecnica sopra descritta, utilizzando pagine di libri messi a disposizione dalla biblioteca di Roverbella.

Nel secondo incontro si è lavorato sugli innesti di parole. È stato chiesto a ciascun partecipante di portare da casa ritagli di parole, scelte da diverse fonti (riviste, articoli, libri). Queste parole sono state messe in un unico contenitore e successivamente sono state pescate casualmente dai partecipanti al fine di creare un collage di pensieri. L’associazione casuale di parole è una tecnica eccellente per liberarsi dal pensiero lineare e favorire le connessioni creative.

Nel terzo incontro si è costruita una mappa intitolata: “Parole, terre di confine”. Ciascun partecipante, scegliendo parole da lui ritenute significative o abbozzando un disegno, ha creato una mappa che gli ha consentito di visualizzare un viaggio personale fatto di momenti importanti della propria vita, guidato dal flusso delle emozioni di quel momento. Ringraziamo le persone che hanno aderito all’iniziativa con curiosità e disponibilità oltre alla bibliotecaria Eleonora Restelli per averci donato il materiale del laboratorio.

Concludiamo prendendo a prestito una frase di Rita Levi Montalcini: “La creatività risiede nella curiosità e deriva dall’avere antenne aperte al mondo…Per questo bisogna sempre continuare a pensare”.

Di Roberta Pasotti, assistente sociale Asst Mantova, e Sabrina Micella, artista

Nelle foto sotto alcuni momenti del laboratorio di Goito

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