Paziente in dialisi si dedica al teatro: “Sul palco la mia condizione di malato sparisce”

Vincenzo, in attesa di trapianto, ha ritrovato la voglia di esprimersi e il buonumore iscrivendosi all’Accademia Campogalliani. Quando l’arte cura

Il teatro come un farmaco. Così lo vive Vincenzo, 62 anni, paziente del Carlo Poma con insufficienza renale in attesa di trapianto. Due anni fa la scoperta della malattia, poi il ricovero in Nefrologia, la trafila di accertamenti e infine l’inizio della dialisi: tre volte a settimana, da gennaio 2023.

“Mi ero chiuso con tutti – racconta il mantovano – non parlavo della mia malattia, la tenevo per me. Ero diventato guardingo e sfiduciato nei confronti degli altri. La presa di coscienza del mio stato di salute, insieme a questa bellissima attività espressiva, mi hanno aiutato a riaprirmi. Ho iniziato a parlare con tutti della mia condizione e delle mie cure”.

Lo scorso autunno, infatti, Vincenzo ha deciso di rispolverare una sua vecchia passione. Vena artistica che ha sempre saputo di possedere. Mai coltivata, se non da spettatore. Si è iscritto al corso dell’Accademia Teatrale Francesco Campogalliani di Mantova, compagnia molto stimata e apprezzata nell’ambiente, anche ben oltre i confini della città virgiliana: “Credo di somigliare a mia nonna, donna spiritosissima che imitava i burattini e raccontava con fare comico gli aneddoti della sua esistenza. In casa, con mia moglie e i miei ragazzi, ho sempre inscenato quel teatrino che serve a sdrammatizzare e alleggerire. Quando i figli erano bambini amavo raccontare loro storie e leggere loro libri. Già recitavo, a modo mio, senza nemmeno saperlo”.

Vincenzo lavora come amministrativo nel settore scolastico ed è attualmente in aspettativa sia per la malattia che per motivi di assistenza a un familiare. Resta il tempo da dedicare a qualcosa che è molto più di un hobby. Il corso – fra lezioni di dizione, improvvisazione, storia del teatro – si svolge la sera della dialisi. Eppure lui, allievo modello, supera la stanchezza del trattamento terapeutico e cerca di non mancare mai: “Quando faccio teatro, la mia condizione di malato sparisce. Sono di buonumore, provo benessere. Il gruppo è coeso, siamo in quindici e stiamo preparando il saggio di fine anno”.

Al teatrino d’Arco sarà rappresentata la storia di un gruppo di teatranti, una riscrittura di quattro opere di Shakespeare in cui Vincenzo interpreta diversi ruoli. Sul palco resterà seduto, trovata scenica per non stancarsi troppo. Ma nella vita oggi è in piedi. Sui suoi piedi. Più che mai.

Di Elena Miglioli, responsabile ufficio stampa e comunicazione Asst Mantova

2 Commenti
  1. Conosco da sempre Vincenzo, so quanto sia ricco di emozioni, di volontà, di valori che lo rendono unico, ha la capacità di farti sentire sempre accolto , il suo percorso nn è facile.ma lo percorre con dignità che lo rende speciale… grazie Vince

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