La mostra ‘musicofilia’ trasloca in Nefrologia

Dopo l’esposizione nella hall, le opere fotografiche di Nicola Malaguti allestiranno in via definitiva il reparto in cui è in corso uno studio clinico relativo all’impatto dell’arte sul benessere dei pazienti dializzati

Dopo l’esposizione nello spazio Hallart dell’ospedale di Mantova, è stata allestita in via permanente nel reparto di Nefrologia e Dialisi la mostra fotografica di Nicola Malaguti, Musicofilia. La scelta di questa struttura è legata al progetto di valutazione dell’impatto dell’arte su un gruppo di pazienti dializzati, che Asst sta portando avanti con uno studio clinico e un percorso laboratoriale organizzato in collaborazione con Fondazione Palazzo Te. Tutto quanto rientra nel progetto Arte in ospedale, curato dall’area Ufficio stampa e Comunicazione di Asst, che da anni porta la bellezza nei luoghi di cura.

Il titolo della mostra – nella hall fra giugno e ottobre – fa riferimento all’amore per la musica (significato del termine musicofilia), ma anche al titolo di un libro del celebre neurologo e scrittore Oliver Sacks (Musicofilia, 2008). Nel suo lavoro, il medico esplora la “straordinaria forza neurale” della musica e i suoi nessi con le funzioni e disfunzioni del cervello.

Nicola Malaguti rappresenta e valorizza in questo viaggio fotografico il gesto musicale, paragonabile al gesto di cura, nella misura in cui genera emozioni, slanci dell’immaginazione, pensieri, speranze che hanno un potere terapeutico.   L’occhio del fotografo ci consegna alle mani, ai movimenti del musicista capaci di produrre bellezza e stupore. Ci abbandoniamo così con fiducia fra le braccia della musica, come faremmo con qualcuno che si adopera per guarirci dalla malattia, dalla sofferenza o dalle preoccupazioni della vita.

“A volte ci fanno un effetto curioso, ma molto semplice – commenta il fotografo – a prima occhiata vediamo cose che poi scopriamo non essere affatto. O piuttosto, quando le guardiamo meglio notiamo certi particolari che inizialmente ci erano sfuggiti. Proprio il fatto che non sia come la ricordiamo è un punto di forza di qualsiasi foto perché, nonostante colga un attimo infinitesimale della realtà, la durata percettiva di quell’immagine si estende per parecchi secondi, sia al di qua che al di là del momento congelato dallo scatto, fino a includere, o così almeno ci sembra, ciò che è appena successo e ciò che sta per succedere. Le buone fotografie vanno dunque ascoltate, sono soltanto guardate: quanto più una foto è bella, tanto più c’è da ascoltare”.

Il percorso realizzato a Palazzo Te per i pazienti dializzati – L’arTE che cura. Rubens e gli eroi – sfrutta diversi linguaggi espressivi, stimolando le emozioni: danza, teatro, pittura e musica. Iniziato nel mese di ottobre si concluderà a fine novembre. Nel frattempo, i professionisti della struttura di Nefrologia e Dialisi guidata da Giuseppe Mazzola verificheranno attraverso la ricerca gli effetti di questa attività sul grado di fatica fisica e mentale che caratterizzata le persone con nefropatia sottoposte a dialisi.

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