Due studiosi mantovani traducono dal latino l’antidotario rinascimentale, opera del Collegio dei medici. Il documento aveva forza di legge per i farmacisti
“La quarta farmacopea al mondo è nata a Mantova, dopo Firenze (1490), Barcellona e Norimberga”. Il farmacista e botanico mantovano Emilio Guidotti lo dice mostrando il libro che ha pubblicato nel 2019 insieme al geriatra e studioso Alberto Zanoni: Antidotario mantovano. Una farmacopea alla corte dei Gonzaga (1558). I due curatori si sono avventurati in un lungo e importante lavoro di traduzione dal latino, riportando in vita questo testo raro e dimenticato, opera rinascimentale del Collegio dei medici, l’istituzione pubblica equivalente dell’odierno Ministero della Salute.
“Per farmacopea – si legge nell’introduzione – s’intende oggi un testo ufficiale contenente un repertorio di sostanze medicinali siano esse minerali, vegetali, animali, chimiche o biologiche corredato dalla descrizione di tutte le loro qualità, dei relativi saggi di purezza e d’identificazione. A questo seguono generalmente un formulario e una serie di norme che riguardano la conservazione, la buona preparazione, la dispensazione, la strumentazione di laboratorio, i dosaggi massimi prescrivibili, le sostanze velenose e l’obbligo di detenere alcuni farmaci ritenuti indispensabili”.
Perché nascono le farmacopee? “Con questi testi – precisa Emilio Guidotti – lo Stato interveniva a titolo di garanzia. I libri di medicina diffusi all’epoca potevano anche costituire un pericolo, in quanto non c’era un controllo sui loro contenuti. Guglielmo Gonzaga concesse al Collegio dei medici la facoltà di dare vita a un documento con forza di legge. I farmacisti dovevano quindi seguire fedelmente le indicazioni fornite per produrre le preparazioni. Si pongono così le basi peer istituzionalizzare quello che era una specie di sindacato, il Collegio dei medici appunto”.
Gli autori sono approdati alla ricerca grazie a una segnalazione del medico mantovano Attilio Zanca. La traduzione ha richiesto due anni di lavoro. I termini medici e quelli relativi alla farmacologia e alla botanica farmaceutica sono mutati nei secoli. Per questa ragione è stato creato anche un glossario che può aiutare a comprendere le patologie e correlarle con quelle moderne. Si illustra inoltre la teoria degli umori, che risale a Ippocrate (quinto secolo avanti Cristo) e permea le pratiche mediche fino al 1700.
Secondo Ippocrate il corpo umano è composto da quattro umori: bile gialla, bile nera, flemma e sangue. Un individuo è in salute quando questi quattro elementi sono in armonia, se l’equilibrio viene meno interviene la malattia. Il medico deve quindi riscontrare l’umore in eccesso e purgarlo – con le sanguisughe, il salasso i medicinali – prima di intervenire con una terapia.
“Sono orgoglioso di questo primato mantovano – conclude Guidotti – i nostri antenati hanno dimostrato un carico di responsabilità. Accanto alle farmacie c’erano i ciarlatani che potevano vendere nei mercati i loro rimedi, magnificandoli. Il farmacista riceveva invece una concessione governativa, il cosiddetto privilegium farmaciae, che lo sottoponeva a un controllo. Con l’antidotario è stato messo ordine a una situazione caotica”.