In università per diventare non solo fisioterapisti, ma anche uomini e donne: “Ascolto, fiducia e consapevolezza nel rapporto col paziente”

In un laboratorio di orientamento alla professione e alla relazione terapeutica gli studenti si raccontano: “Paure e insicurezze iniziali diventano opportunità di crescita”

Daniela Pasquali

La capacità del professionista sanitario di instaurare una relazione positiva con il paziente ha un peso notevole nel favorire un’efficace riuscita del percorso assistenziale e riabilitativo. Consente di affrontare situazioni complesse e di instaurare legami gratificanti con la persona, promuovendo un senso di fiducia reciproco, aspetti che contribuiscono alla serenità e adattamento di chi è portatore di disagio, di patologia o di disabilità, con l’obiettivo di facilitare il reinserimento nel suo ambiente di vita quotidiano.

Comunicare efficacemente è condizione essenziale per interagire con gli altri, motivo per cui le specifiche competenze professionali devono essere valorizzate e completate da conoscenze e abilità comunicative adeguate. Proprio per questo, da diversi anni, nell’ambito del Corso di Studio in Fisioterapia di Mantova – coordinato da Claudia Furlotti, che si avvale della collaborazione delle tutor didattico-pedagogiche Laura Bonazzi, Barbara Minozzi e Anna Tassoni – viene proposto agli studenti iscritti al primo anno, un laboratorio di orientamento alla professione e alla relazione terapeutica. In questo contesto si stimola la capacità di riflettere su di sé e sulle modalità di entrare in relazione con pazienti e colleghi. Vengono esercitate alcune abilità di base connesse all’accoglienza, all’osservazione, all’ascolto attivo, applicando gli strumenti del counseling e della medicina narrativa. Si favorisce l’approccio del pensiero narrativo e dell’agenda della persona per imparare a riconoscere le emozioni e le idee che si sperimentano.

A conclusione del laboratorio gli studenti devono elaborare un documento in cui raccontano la prima esperienza di tirocinio, facendo una riflessione personale sull’orientamento alla professione e alla propria agenda personale. Quest’ultima è caratterizzata dalla descrizione di quattro aspetti: i propri sentimenti e vissuti, le proprie idee e interpretazioni, le aspettative e desideri, l’ambiente in cui ci si muove. Viene quindi individuato un paziente di cui si racconta brevemente il problema clinico. Si facilita così una comprensione del suo vissuto che non si limita ai dati biologici, ma si estende ai bisogni della persona nel loro complesso.

Dall’analisi delle narrazioni degli studenti, emergono elementi ricorrenti e significativi riferiti ad alcuni aspetti della relazione terapeutica, della relazione con l’utente e della costruzione del rapporto di fiducia, delle emozioni, delle convinzioni legate alla nuova esperienza, della consapevolezza di sé e dell’importanza della professione. I tutor e gli assistenti di tirocinio, lavorando in equipe multidisciplinare, rivestono un ruolo fondamentale nel favorire i processi di apprendimento.

L’essere umano ha la predisposizione naturale ad organizzare le proprie esperienze in forma narrativa e a costruire il proprio sé e la propria identità attraverso le storie. Grazie alla disponibilità degli studenti, è stato possibile rafforzare la loro scelta professionale e co-costruire un percorso di consapevolezza di sé e dei ruoli delle varie figure che hanno incontrato nel corso della loro prima esperienza di tirocinio.

Di seguito vengono riportati alcuni stralci delle narrazioni degli studenti:

VISSUTI E SENTIMENTI

I primi giorni ero abbastanza disorientato e impacciato nel relazionarmi con il paziente, non sapevo come e quanto pesare le parole e nel lavoro pratico non sapevo quanto potessi spingermi oltre il limite.

Le prime due settimane, ritornavo a casa da tirocinio molto stanca, non tanto dal punto di vista fisico, quanto da quello mentale ed emotivo: non ero “abituata” a conoscere tante persone con vissuti importanti, in un arco di tempo così ristretto, un mondo che rimane spesso nascosto agli occhi di chi non lo vive.

IDEE, ASPETTATIVE E DESIDERI

Non sapevo bene cosa aspettarmi, avevo quasi paura, avevo timore di trovarmi di fronte una situazione che non riuscivo a gestire emotivamente, ma per fortuna grazie all’ambiente sereno tutto questo non è successo.

Avevo il desiderio di apprendere tecniche e diventare più abile a livello pratico e ho finito questa esperienza cogliendo nella sua interezza l’importanza di tutti gli altri fattori psico-sociali e relazionali, fino a quel momento conosciuti solamente a livello teorico.

LA RELAZIONE TERAPEUTICA CON L’UTENTE

Ho ascoltato con interesse tutto ciò che il paziente aveva da raccontarmi. Anche solo ascoltandolo mi è sembrato di averlo fatto stare meglio.

Ho apprezzato il rapporto quotidiano di fiducia che si instaura con le persone ricoverate, i miglioramenti visibili giorno per giorno così come tutte le insicurezze e paure che possono nascere durante un percorso riabilitativo.

LA CONSAPEVOLEZZA DI SÉ

Mi è piaciuto relazionarmi con i pazienti, parlare della loro storia e di tanti aspetti della loro quotidianità e quindi instaurare un legame, rendendo questa esperienza non solo importante dal punto di vista nozionistico, perché mi ha dato anche delle basi per crescere come futuro professionista e soprattutto come uomo.

Tutte le paure e insicurezze che avevo il primo giorno si sono trasformate presto in motivazione e opportunità di crescita a livello professionale ma soprattutto personale.

LE COMPETENZE DEL FISIOTERAPISTA

Il fisioterapista entra in relazione con il paziente quotidianamente non solo per la patologia in sé, considerata come un pezzo del puzzle che compone la disabilità, ma anche con i suoi sentimenti e le sue aspettative.

Ho potuto comprendere e apprezzare la bellezza e la fragilità delle persone, il potere della nostra professione e l’importanza dei piccoli gesti.

IL CONTESTO E IL LAVORO DI EQUIPE

I fisioterapisti si sono resi subito molto disponibili, non solo ma anche altri colleghi mi hanno fatto sentire parte di questo gruppo…questa è proprio la parola giusta: gruppo. Gruppo perché si percepiva un’atmosfera tranquilla e rasserenante, non da ambiente lavorativo, ma da ambiente familiare.

In ospedale si lavora con altre persone che fanno parte dell’equipe multiprofessionale e la collaborazione è fondamentale, più volte abbiamo chiesto aiuto a infermieri, medici od OSS prima di portare un paziente in palestra, il loro aiuto è stato fondamentale.

L‘ASSISTENTE DI TIROCINIO

L‘assistente ci teneva stimolati con tante domande e ragionamenti che potevano aiutarci ad associare le nostre competenze teoriche con quelle pratiche.

Gli aspetti più stimolanti sono stati il sostegno e la sicurezza che il mio…assistente mi ha trasmesso.

Di Daniela Pasquali, Urp Asst Mantova, docente corso di studio Fisioterapia

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