Disturbi alimentari, a tavola con un educatore per superare paure e comportamenti disfunzionali

In Pediatria a Borgo Mantovano anche attività artistiche come terapia. Il problema riguarda soprattutto bambine e ragazze fra i 10 e i 17 anni

Affrontare e superare gli ostacoli legati all’assunzione di cibo nei pazienti con disturbi alimentari.  Questo l’obiettivo del pasto assistito, un percorso attivato nella struttura di Pediatria dell’ospedale di Borgo Mantovano. A parlarne è l’educatore Luca Pasqualini, che segue in prima persona i degenti.

Cos’è il pasto assistito e quali sono i suoi benefici?

Luca Pasqualini

Rientra in un programma psico-nutrizionale che prevede il supporto di questi pazienti da parte di un operatore durante i pasti. La pratica riguarda la colazione, il pranzo e la cena. Soprattutto nelle prime fasi del ricovero in cui le condizioni psicofisiche sono fortemente compromesse, il pasto rappresenta un momento difficile e delicato caratterizzato da ansie e paure legate alle calorie, all’aumento del peso e al timore di perdere il controllo sulla gestione dell’alimentazione. Sentimenti e pensieri che nel tempo hanno portato a una forte restrizione alimentare sia in termini di quantità che di varietà di alimenti. Il pasto assistito si propone di portare ad una graduale normalizzazione del comportamento alimentare sostenendo e incoraggiando il paziente ad affrontare le paure legate al cibo, aiutandolo a reintrodurre tutti quegli alimenti che nel tempo ha eliminato. Altro obiettivo è quello di andare a eliminare i rituali alimentari tipici del disturbo alimentare: mangiare lentamente, sminuzzare il cibo in piccole parti o evitare i condimenti. Un ultimo obiettivo, ma non meno importante, è quello di ridare al momento del pasto il valore sociale e convivale che gli spetta, quindi tornate a vedere il cibo non più come un nemico o un veleno, ma come parte indispensabile per la vita e la socialità.

In reparto vi dedicate anche alle attività occupazionali. Di cosa si tratta?

La Pediatria di Borgo Mantovano le ha introdotte da circa una decina d’anni. Nei pazienti con disturbo del comportamento alimentare i pensieri giornalieri prevalenti sono rappresentati dall’alimentazione, dal peso, dallo smaltimento delle calorie in eccesso e dal proprio corpo. Sono pensieri intrusivi che nel tempo portano a un progressivo isolamento sociale e a una perdita di interessi. Le attività occupazionali hanno quindi lo scopo di ristabilire una routine quotidiana più equilibrata e gratificante, fornendo un ambiente reale sereno in cui la persona può mettersi in gioco. Queste vengono programmate in relazione allo stato di salute psicofisica dei pazienti ricoverati, alle loro abilità e interessi e possono comprendere laboratori manuali e creativi, giochi di società, teatro, laboratori pittorici-artistici (murales), attività all’aria aperta (orto e giardinaggio), musica, film e così via. Tutti questi momenti favoriscono e incrementano la partecipazione e le relazioni sociali, l’autostima, la motivazione e il senso di competenza, aumentano degli interessi e stimolano i processi cognitivi e percettivi.

Quanti pazienti sono coinvolti in questo percorso, qual è la loro età?

Nel reparto di Pediatria di Borgo Mantovano, diretto da Paola Accorsi, la presa in carico di questi pazienti è a cura di una equipe multidisciplinare che comprende pediatra, neuropsichiatra infantile, psicologa, dietista ed educatore. Nel solo anno 2022 sono stati ricoverati 35 pazienti per un totale di 945 giorni di degenza. Le visite di controllo ambulatoriali hanno riguardato 31 pazienti per un totale di 348 giorni mentre le nuove visite dietologiche sono state invece 72. La tipologia di utenza riguarda principalmente bambine e ragazze con una età compresa tra 10 e 17 anni. Numeri altissimi che sottolineano il crescente bisogno a livello ospedaliero di equipe e strutture dedicate per una sempre più efficiente la presa in carico.

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