Trauma, formazione sul lavoro di squadra per ridurre il rischio clinico: come imparare dagli errori

Il valore del team working: lo strumento della simulazione orientato alla sicurezza delle cure. Corso per un gruppo multidisciplinare nell’ambito del piano di risk management

Lo scorso 19 dicembre ha segnato la ripresa, al centro di simulazione Areu a Milano, dei corsi per la gestione del trauma team e la sicurezza del percorso per l’Asst di Mantova, interrotti a causa della pandemia. La formazione, iniziata nel 2016, proseguirà per tutto il 2023, al fine di formare il maggior numero di professionisti coinvolti nei percorsi del trauma maggiore ed è inserita nel Piano annuale di risk management.

L’obiettivo è quello di lavorare in squadra per ridurre errori e rischio clinico, nell’équipe multidisciplinare che si attiva all’istante in caso di incidenti stradali, discutendo e riproducendo in un ambiente di simulazione le diverse dinamiche della comunicazione e del lavoro di gruppo.

I partecipanti – medici, tecnici, infermieri, ostetriche – hanno fatto squadra, mettendo in gioco le loro professionalità e affinando le competenze non technical skills (Nts).

Ecco i reparti coinvolti in questa prima edizione: Anestesia e Rianimazione, Pronto soccorso aziendali, Ostetricia e Ginecologia, Sala Parto, Neurochirurgia, Neuroradiologia, Chirurgia Generale, Ortopedia e Sala operatoria. Un solo scopo da perseguire: aumentare la qualità dell’assistenza erogata al paziente, imparando dagli errori.

Il paziente è stato sostituito da un sofisticato manichino interattivo, in grado di riprodurre con elevata fedeltà le funzioni vitali che gli operatori gestiscono nella realtà , situazioni cliniche di emergenza, corredate da dati anamnestici, referti di imaging e  clinici riprodotti grazie all’ausilio di cabina tecnica di regia audio-fonica.

Tre gli scenari affrontati dal team in questa prima edizione, che sono il frutto dell’analisi degli eventi avversi realmente accaduti in Asst e raccolti nell’ambito del risk management: donna gravida coinvolta in un incidente stradale con ferite molto profonde, valutazione in base all’età gestazionale; donna gravida con trauma cranico, attivazione diagnostica e sala neurochirurgica; giovane ciclista coinvolto in un incidente stradale con frattura di milza, femore e pesante trauma cranico.

L’evento formativo è stato preceduto da un meticoloso lavoro di squadra: dalla stesura del programma all’individuazione dei partecipanti modulata a seconda gli scenari scelti e dei docenti a cura del responsabile scientifico Enrico Burato, risk manager aziendale,  alla scelta e preparazione dei casi ad opera del tutor clinico Pier Paolo Parogni, direttore Aat Mantova Areu, sino alla revisione del percorso di diagnosi e cura per la gestione del paziente con trauma maggiore ad opera di Massimo Amato, direttore delle strutture di Pronto Soccorso aziendali, coadiuvati dalla struttura Qualità e Risk Management Claudia Biasin e Andrea Compagni.

Il progetto è stato gestito e organizzato dalla Struttura Formazione Aziendale con Antonella Mari e Tamara Gualtieri, grazie al setting specializzato, presso il centro di simulazione di AREU.

Hanno accompagnato i partecipanti nella giornata formativa a Milano tutti i professionisti citati, docenti interni e il comandante Alberto Zamboni, pilota di aviazione commerciale, istruttore e simulatore di equipaggi di volo esperto in Human Factor.

 

Si riporta di seguito una testimonianza di Alberto Zamboni, pilota di aviazione commerciale, istruttore e simulatore di equipaggi di volo esperto in Human Factor.

“Facciamo finta che…ma per davvero!”

Scrivo queste righe a poche settimane dalla partecipazione al corso sulla gestione del trauma. So bene di essere un osservatore ‘laico’ provenendo da un mondo molto diverso e privilegiato, quello dell’aviazione commerciale, nel quale però la formazione ‘attiva’ attraverso la simulazione di gruppo è pane quotidiano.

È sempre interessante vedere professionisti esperti, motivati e appassionati del loro lavoro, entrare nel contesto ‘energetico’ della simulazione medica avanzata, non solo (e non tanto) come individui singoli, ma come parte di un team multi-professionale e all’interno di una organizzazione complessa.

Il mio è certamente un punto di vista di chi è stato educato a questa tipologia di addestramento, che nel contesto professionale da cui provengo ha dimostrato quanto sia un fattore potente nel migliorare la prestazione degli equipaggi che lavorano in ambienti a rischio, riducendo la possibilità di errori, incidenti e near miss. Quali sono i vantaggi principali della formazione al lavoro di team nell’attività di gestione del traumatizzato usando la simulazione avanzata?

Primo, la maggioranza di noi adulti mal sopporta di stare a lungo in un’aula per assistere a un carosello di diapositive dove l’unica attività coinvolta è quella sedentario cognitiva, pur importante. Secondo, non sono molte le occasioni in cui le persone che ogni giorno lavorano assieme hanno la possibilità di allenarsi assieme in un contesto dinamico, partecipativo e psicologicamente sicuro. Terzo, l’efficacia universalmente riconosciuta alla simulazione medica avanzata per la sua possibilità di attivare non solo le conoscenze e le esperienze pregresse, ma anche di movimentare le risorse individuali e di gruppo in termini di emozioni, capacità di comunicare efficacemente e supportarsi a vicenda; di mettersi alla prova nel gestire le attività sperimentando ognuno la propria modalità di interazione con gli altri e di agire il personale stile di leadership.

In sintesi, tutte quelle abilità dette anche “non-tecniche” che integrano e completano quelle cliniche. Abilità, o meglio competenze, che influiscono grandemente sulla sicurezza del paziente e sulla soddisfazione degli operatori, e purtroppo quasi completamente trascurate nei percorsi di studio tradizionali dei professionisti sanitari. Si pensa comunemente che il saper collaborare, comunicare o essere dei leader efficaci siano caratteristiche innate o quantomeno acquisibili con l’esperienza: e questo, in parte, è senza dubbio vero. Ma a quale prezzo di errori, fraintendimenti, conflitti e incidenti?

Esistono da tempo metodologie validate a supporto di una formazione centrata sul lavoro di team, basate sulle cosiddette non-technical skills, da poter integrare ed affiancare all’istruzione clinica accademica. L’impostazione della giornata formativa ha preso spunto dai metodi ormai consolidati della ‘educazione con la simulazione’.

Ho molto apprezzato la volontà di tutti i partecipanti di mettersi in gioco da subito. Ma soprattutto, ciò che convince della validità di questo percorso è stato vedere un gruppo eterogeneo di professionisti che si osservano, si ascoltano e prendono atto dei reciproci bisogni e difficoltà in un confronto aperto, disponibile alla mutua comprensione: il tutto nell’interesse della miglior gestione clinica e organizzativa del paziente.

Comandante Alberto Zamboni




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