Il medico scrittore: “Il mio lavoro è fonte di emozioni, se non lo facessi non potrei scrivere”

Enrico Aitini, ematologo e oncologo, ha pubblicato racconti, saggi, romanzi e ha vinto svariati premi letterari: “Voglio salvare la memoria dei mei pazienti”.

Nel 2023 l’Amsi-Associazione medici scrittori italiani gli consegnerà il premio alla carriera come medico scrittore. È solo l’ultimo e più importante traguardo raggiunto da Enrico Aitini, ematologo e oncologo mantovano, che dopo una lunga carriera alla guida della struttura di Oncologia del Carlo Poma sta continuando a svolgere la sua professione per Asst. Collezionando libri e riconoscimenti letterari. L’ultimo a ottobre: primo classificato al Flaminio Musa, della Lega Italiana per la lotta contro i tumori di Parma, grazie al racconto ‘L’osteria del gatto rosso’. Una personalità poliedrica, visto che il medico è anche musicista e ha fondato la Hot Five Band, con la quale da anni si esibisce in concerti di beneficenza nel Nord Italia. Accademico Virgiliano, Aitini è stato anche presidente della Mantova Film Commision, dal 2017 al 2021.

Come è nata la passione per la scrittura?

Ho cominciato a scrivere verso i primi anni ’80, senza l’idea di pubblicare. Nel 1994 è uscito la mia raccolta di racconti dal titolo ‘Quei nostri cieli suburbani’, con l’editore ‘Nuovi autori’. Lo stesso anno ho vinto un concorso lanciato dalla medesima casa editrice con il racconto ‘Azzurro sulla tua cartolina’. Proprio la storia che ho narrato ha iniziato a intrecciare la mia attività di scrittura con la professione. Durante la specializzazione a Bologna, ho vissuto infatti la malattia di una ragazza. Lei aveva solo 19 anni e una leucemia acuta. Eravamo diventati amici, avevo chiesto al capo reparto di poter portare la chitarra per creare un clima più familiare, che facesse sentire i pazienti a casa. Così avevamo composto una canzone tutti insieme: personale e malati.

E la vicenda di questa giovane l’ha segnata molto…

È stata la prima esperienza di rimpianto. Ricordo la notte di Capodanno, fra il 1975 e il 1976, festeggiata a Bologna per vedere l’alba sul mare. Io pensavo a Gabriella, questo il suo nome. Così verso le 5 decisi di andare a salutarla a casa sua, insieme a un amico. Lei era in fase di remissione, così l’avevano dimessa. Ma mentre suo padre mi offriva un liquore, lei scese dalle scale e vidi quelle macchie sulle labbra, segno che in realtà non stava andando bene. Il 2 gennaio, la incrociai in ospedale, ma ero di fretta e così ci salutammo soltanto. Non mi fermai a parlare con lei. Fu il nostro ultimo incontro: morì il 16 gennaio. E io ancora oggi non riesco a darmi pace per non averle parlato.

Come è proseguita la sua attività letteraria?

Si è intensificata molto alla fine degli anni ’90, ho vinto parecchi premi, ero direttore vicario dell’Oncologia, poi diventai facente funzione nel 2001 e quindi primario. Tornavo a casa la sera e intorno alle 23 mi mettevo a scrivere, con il cane accanto a me. Nel silenzio della casa, quando tutti dormivano. La notte pulisce le emozioni, le libera da tutti i fardelli quotidiani. Sono anche appassionato di storia, soprattutto delle vicende del Novecento. Non mi sono dedicato unicamente alla narrativa, quindi, ma anche ai saggi.

Perché scrive?

Mi definisco un cultore della memoria, che è un valore importantissimo. La mancanza di memoria sarebbe un indice di imbarbarimento della nostra civiltà. Voglio salvare, innanzitutto, la memoria di questi pazienti incontrati sul mio percorso. Ogni vita è una storia. E poi scrivere mi fa stare bene. Cura me e anche chi legge.

Il legame fra la scrittura e il suo mestiere è molto forte, quindi…

In tutto ciò che scrivo è evidente il rapporto con la mia professione. Gli ultimi due premi che mi hanno assegnato sono relativi a testi che hanno a che fare con le cure: nel 2021 il saggio dal titolo ‘Il rapporto medico-paziente in era Covid’, che ha conquistato il premio ‘La serpe d’oro’, e nel 2022 il racconto ‘L’osteria del gatto rosso’, premio Lilt, che parla della prevenzione in oncologia. Se non avessi fatto il medico, non avrei scritto. Il mio mestiere è fonte di emozioni. Quindi di ispirazione.

CHI È L’AUTORE

Enrico Aitini (Mantova, 1950), medico, scrittore, musicista, cultore della storia del ‘900, si è laureato a Bologna nel 1975, si è specializzato nella stessa università in Ematologia e a Genova in Oncologia Medica. Per molti anni ha diretto la struttura complessa di Oncologia Medica ed Ematologia del Poma. Ha fatto parte del consiglio direttivo di numerosi gruppi di ricerca clinica nazionali ed internazionali. Dal 2004 al 2012 ha diretto il Dipartimento Provinciale Interaziendale di Oncologia. Dal 1998 al 2013 è stato docente di Oncologia Medica alla Scuola di Specializzazione in Oncologia dell’Università degli Studi di Parma.

Accademico Virgiliano, da molti anni è membro del direttivo dell’Associazione Medici Scrittori Italiani ed è stato presidente di Mantova Film Commision dal 2017 al 2021. Ha pubblicato romanzi, racconti, saggi, volumi di ricerca storica, conseguendo diversi premi letterari. In particolare: Quei nostri cieli suburbani (1994), Due di noi (1997, terzo classificato, concorso nazionale, Arona), I pioppi ondeggiavano lenti (secondo classificato, concorso nazionale, Bergamo, 1999), Caro, maledetto dottore (2001 e 2007), Anemoni di vetro (2002), Giorni per la vita (2004), Intermezzi di nuvole (2009). Nel 2012 ha pubblicato Sottotenente Baboni. Fronte russo 1942 (in collaborazione con il fratello Carlo Alberto).

Nel 2013 pubblica AIOM, 40 anni di tempo che passa volando, cui fanno seguito Magliette rosse (2015), Lettere d’amore e di Guerra (2017), Azzurro sulla tua cartolina  (2019, primo classificato al concorso nazionale, Arona), Lei (2020). Del 2021 è il saggio “La relazione tra medico e paziente in era Covid” (primo classificato al concorso nazionale, Crema).

Fondatore e leader del gruppo musicale Hot Five Band, da diversi anni si esibisce in numerosi concerti e spettacoli a sostegno di iniziative di solidarietà sociale in varie località del Nord Italia.

Elena Miglioli è il direttore del periodico Mantova Salute, responsabile dell’Area Ufficio Stampa e Comunicazione di ASST Mantova. Giornalista professionista, scrittrice, poetessa. Ama tutte le forme d’arte, ma mette la musica (classica) al primo posto.

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