Incontri e laboratori per i detenuti grazie alla collaborazione con Asst, casa circondariale di Mantova e associazione La corte dei Poeti
Quando la poesia abbatte muri, apre spiragli o addirittura finestre. Illumina sentieri che nemmeno si immaginavano. Emoziona, scuote. Cura. Succede in carcere, davanti a un gruppo di persone detenute che ascoltano prima in religioso silenzio e poi sciogliendosi delicatamente, come la neve al primo sole, le parole che si dicono. E anche quelle che non si dicono. Le più titubanti, rimaste ferme negli occhi, nelle mani. Sospese a metà del cuore. Per pudore, per ritrosia, perché il dolore è troppo forte per permettere loro di uscire.
Persone. Non numeri, non articoli del codice penale. “Perché voi non siete il vostro reato”, ripete Luigi Caracciolo, membro dell’associazione La Corte dei Poeti, che sta avvicinando la casa circondariale di via Poma alla scrittura in versi. Percorso che si snoda in una rassegna di incontri inseriti nel più ampio progetto Empowerment: un ponte fra “il mondo dentro” e il “mondo fuori”, che hanno il diritto e il dovere di dialogare. Proprio grazie al potere del linguaggio espressivo, che sa parlare con la chiave giusta quando tutto nell’intimo e intorno vorrebbe tacere. Stefano Iori, direttore artistico del Mantova poesia, festival internazionale ormai giunto alla sua nona edizione, invita il gruppo incuriosito a partecipare al premio Terra di Virgilio, che valorizza con una sezione dedicata gli ospiti di strutture protette l’afflato lirico nato nei luoghi del confinamento.
“Già, perché spesso si scrive quando si sta molto male”, commenta uno dei ragazzi più vivaci, quello in prima fila. A cui piace stanare, via via che l’atmosfera si scalda, i compagni talentuosi o intimiditi dietro e attorno a lui. Qualcun altro chiede con una battuta se “la poesia crea dipendenza”. Gli viene risposto che lo fa, “però è gratis”. Si ride, si applaude. Si ringrazia del reciproco e sorprendente scambio in un clima sempre più morbido. Che, dicendolo con una metafora, ha l’aria di un cuscino. E in questo paio d’ore di conversazione i cancelli, le sbarre, le serrature volano via.
Così accade anche nella poesia citata dalla presidente della Corte dei Poeti Lucia Papaleo. Lì si apre una corrispondenza di amorosi sensi fra due interlocutori, chi in detenzione e chi in libertà. Sono distanti, ma il pensiero e il sentire comune li mettono nello stesso luogo, nella stessa anima. All’unisono: “Alla fine, entrambi sentono il medesimo profumo di fiori”.
I fiori della poesia possono sbocciare ovunque. Quando è il loro tempo maturano e accade che un “ortica selvatica” si trasformi nella “pianta forte”, descritta da un detenuto di Opera, nell’ambito di un laboratorio di lettura e scrittura creativa che festeggia ormai oltre trent’anni di vita. Esperienza di cui gli ideatori Silvana Ceruti e Alberto Figliolia parleranno nel carcere di Mantova l’11 dicembre. L’ultimo appuntamento in calendario sarà invece un workshop guidato il 18 dicembre da Carla Villagrossi, altra socia della Corte dei Poeti.
L’intera iniziativa è stata organizzata grazie alla collaborazione fra l’associazione, la direzione della casa circondariale e il servizio di medicina penitenziaria di Asst. Un connubio che, ai suoi primi passi, non ha mancato di dare frutti. Nel confronto che ha fatto da apripista il 20 novembre, si è scoperto che dentro le celle di via Poma c’è chi scrive giorno e notte. Chi ama Neruda. E chi, magari senza saperlo, ha accolto lo spirito della poesia ancora prima che in punta di piedi entrasse in quella stanza. Recuperando e dipingendo con stile non casuale vecchi teli per farne tovaglie che ricoprono i tavoli: “Coloriamo la vita”.
Elena Miglioli è il direttore del periodico Mantova Salute, responsabile dell’Area Ufficio Stampa e Comunicazione di ASST Mantova. Giornalista professionista, scrittrice, poetessa. Ama tutte le forme d’arte, ma mette la musica (classica) al primo posto.