Oltre 1.100 esemplari, più di 50 specie, le piante dell’ospedale in un censimento. Presto un software per la geolocalizzazione
Giovane. Maturo. Adulto. Senescente. Alberi come uomini. Con un’età, un nome, un certo grado di vigore. Celtis australis, Robinia pseudoacacia, Fraxinus angustifolia, oltre 50 specie e svariate sottospecie: quattro tipi di cedro, altre quattro di pruno, sei di acero. Un popolo multiforme di 1.103 esemplari che abitano il parco dell’ospedale di Mantova.
A prendersi cura di questo tesoro arboreo gli operatori delle strutture Tecnico Patrimoniale e Tecnico Economale di Asst. Li supportano gli agronomi di Mantova Ambiente gruppo Tea, che nel gennaio di quest’anno hanno stilato un censimento. All’origine del lavoro, la necessità di predisporre un piano triennale di abbattimenti e potature, iniziativa di manutenzione straordinaria che si aggiunge all’attività ordinaria, a cura dei professionisti del Carlo Poma.
Tutte le piante riportano un’etichetta con numero e collocazione. Un’anagrafe al passo con i tempi. “Perché presto – preannuncia Cristiano Manzini, del servizio Tecnico Economale – un software in grado di geolocalizzarle sarà messo a disposizione del nostro personale”. A modo loro e in linea con la vocazione del paese che popolano, le cittadine dalle chiome folte sono anche pazienti da tenere sotto osservazione, pronte a ricevere la terapia adeguate quando serve. Di ciascuna di loro si conosce poi l’altezza, il diametro, le caratteristiche del suolo in cui è piantata, la priorità e la tipologia di intervento che le è riservato. La forma della chioma: ad alberetto, a policormo, capitozzata, libera.
“La specie più diffusa in assoluto, con 434 esemplari, è il Celtis australis – commenta Giorgio Grossi, agronomo di Tea – a seguire i tigli e i pioppi, decisamente meno numerosi. Gli alberi più vecchi e maturi si trovano fra i padiglioni di viale Albertoni e viale Pompilio, fino alla rampa dell’eliporto. Per età e dimensione spiccano, ad esempio, come importanza il platano in fregio alla portineria dell’ingresso di viale Albertoni, i tigli e i tassi nei pressi dell’Economato, i cedri accanto alla Psichiatria”.
C’è poi la Sophora japonica, unico esemplare del suo genere, con un fusto di circa 70 centimetri, a sinistra dell’hospice: “Queste alberature più significative sia per mole che per età, sono state probabilmente messe a dimora negli anni della prima costruzione dell’ospedale a padiglioni, inaugurato nel 1927”.
Patrimonio botanico che vale oro, polmone verde, vita che genera, rigenera e si rigenera. Respirano, germogliano, si spogliano, si rivestono. Con miriadi di foglie che stormiscono al vento, i concerti degli uccelli fra i rami a primavera, il fragore delle cicale nelle estati sempre più lunghe. Forti e delicate, robuste e sensibili, le piante attraversano le stagioni. Testimoni delle gioie, dei dolori di chi passa loro accanto, fanno da sentinelle a certi edifici di altri tempi. Con cui di notte arrivano a conversare. Un fremito, uno scricchiolio che increspano il silenzio disteso del verde.
Elena Miglioli è il direttore del periodico Mantova Salute, responsabile dell’Area Ufficio Stampa e Comunicazione di ASST Mantova. Giornalista professionista, scrittrice, poetessa. Ama tutte le forme d’arte, ma mette la musica (classica) al primo posto.