Depressione post-partum: quella relazione fragile fra mamma e bambino nato prematuro

Il ruolo fondamentale dello psicologo in Terapia Intensiva per intercettare precocemente i segni del disturbo

Marzia Giuradei

La relazione madre-bambino è estremamente importante per il benessere psicofisico della mamma e del bambino, anche se talvolta li si considera separatamente. Si parla di quanto una madre che sta bene riesce a far star bene il proprio bambino e, dall’altra parte, si parla di quanto un bambino che non presenta particolari problematiche può aiutare una madre ad affrontare serenamente il bellissimo ma faticosissimo periodo dei primi mesi di vita del figlio.

Considerare la relazione madre-bambino significa invece concentrarsi su quella particolare e unica relazione che si crea tra una mamma e il suo bambino. La relazione mamma-bambino inizia a crearsi durante la gravidanza e diventa sempre più forte dalle prime settimane di vita del neonato. È costituita dall’insieme di pensieri, stati d’animo, emozioni e accudimento che il bambino suscita nella mamma. Riuscire ad intercettare eventuali difficoltà e problematiche in queste primissime fasi permette di aiutare la mamma a superarle e sintonizzarsi meglio sul proprio figlio. Permette quindi sia di salvaguardare il benessere psicofisico della donna sia di gettare le basi per un sano sviluppo psicofisico del bambino. Spesso le mamme in difficoltà si sentono in colpa e, invece di chiedere aiuto, si isolano vergognandosi per quello che non riescono a fare come vorrebbero o come pensano sarebbe corretto fare.

All’interno della Terapia Intensiva Neonatale possiamo osservare mamme che soffrono perché, a differenza di quello che si erano immaginate durante la gravidanza, si trovano separate dal proprio bambino e preoccupate per quello che può succedere loro.  In questi casi interviene infatti la nascita pretermine che si intromette tra la coppia madre bambino creando una sorta di barriera. Questi elementi di distacco e di preoccupazione possono influire negativamente sulle caratteristiche della relazione madre-bambino che sta nascendo perché il momento in cui la madre dovrebbe accudire tra coccole, massaggi e sguardi il proprio bambino, viene ritardato. Esiste un momento in cui queste mamme si sentono estremamente limitate nella possibilità di accudire il figlio che si trova attaccato a monitor e altri macchinari che lo aiutano a respirare e a nutrirsi e non lo possono quindi tenere in braccio ed accudire.

Il mio lavoro di psicologa in Terapia Intensiva Neonatale consiste proprio nell’aiutare le coppie ad affrontare questo difficile momento che stanno vivendo. Li aiuto ad elaborare il dolore di non poter portare a casa il figlio con loro e li supporto, insieme al personale del reparto, nell’imparare un nuovo modo di stargli vicino e coccolarlo che è diverso, o ritardato, da quello che avevano immaginato. Il mio aiuto non è indirizzato alla fragilità dei genitori o alla loro incapacità ad affrontare il momento bensì al bisogno di trovare delle alternative di “contatto” tra madre e bambino visto che quelle pensate e immaginate in precedenza non sono possibili.

I nostri colloqui, unitamente al supporto quotidiano del personale della Terapia Intensiva Neonatale, rappresentano la possibilità di intercettare e intervenire precocemente su quelle che sono le eventuali fragilità della relazione madre-bambino. Questo intervento è fondamentale per cogliere situazioni di depressione post partum, perché possano essere prese in carico adeguatamente con una continuità territoriale con i Consultori Familiari e con la possibilità offerta di incontri di sostegno fra le mamme anche dopo la dimissione.

Di Marzia Giuradei, psicologa Consultorio Mantova

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