Scompenso cardiaco, medicina interna in prima linea

Colpisce più del 10 per cento della popolazione oltre i 70 anni, al Poma uno studio sulla patologia

Tra le patologie croniche che vengono trattate nei reparti di medicina interna, lo scompenso cardiaco è la più frequente. Esso rappresenta l’evoluzione clinica finale comune a patologie cardiovascolari inizialmente anche molto differenti tra loro. La prevalenza arriva a più del 10 per cento oltre i 70 anni ed è la maggiore causa di ospedalizzazione.

Mauro Pagani

I sintomi variano. Alcuni soggetti, negli stadi più precoci, possono addirittura non manifestare alcun sintomo, mentre altri possono non dare peso a disturbi come l’affaticamento o la sensazione di ‘fame d’aria’, il gonfiore (edema) agli arti inferiori, interpretandoli come normali segni dell’invecchiamento.

In altri casi, i sintomi sono più palesi e possono comparire in maniera improvvisa e tale da richiedere il ricovero urgente. Dal punto di vista della prognosi, lo scompenso cardiaco è gravato da un’elevata mortalità. È una malattia cronica, progressiva, associata a costi elevati, che sono destinati ad aumentare per il progressivo invecchiamento della popolazione.

Attualmente diagnosi e monitoraggio dello scompenso cardiaco sono basati sulla valutazione clinica e sui risultati di alcuni esami di laboratorio. Inoltre, l’ecografia cardiaca (ecocardiogramma) rappresenta da sempre la metodica diagnostica meno invasiva, ma allo stesso tempo più significativa. Ulteriori indagini specialistiche in ambito cardiologico sono a supporto nella diagnostica e nella gestione terapeutica.

Il percorso di cura e follow-up del paziente si concretizza garantendo le specifiche attività comprese in diversi percorsi assistenziali che vanno dalla prevenzione, alla gestione delle patologie associate, al trattamento dei quadri acuti e alla gestione della patologia in cronico. Gli obiettivi del trattamento dello scompenso cardiaco sono il miglioramento dei sintomi, il prolungamento dell’aspettativa di vita e la riduzione delle ospedalizzazioni.

Il reparto di Medicina Generale dell’ospedale Poma di Mantova è fortemente impegnato nella gestione dello scompenso cardiaco, in particolare del paziente anziano e con altre patologie associate. Dall’autunno 2021 il reparto mantovano è centro promotore in Italia dello studio multicentrico ‘ABCDE. Lo studio permetterà di raccogliere ed analizzare dati provenienti da vari contesti ospedalieri italiani consentendo ai professionisti continui aggiornamenti e condivisione di risultati al fine di offrire una diagnostica affidabile e una gestione sempre più efficace di tali pazienti.

UNA GESTIONE A 360 GRADI

Attualmente esistono terapie farmacologiche di comprovata efficacia per la cura dello scompenso cardiaco che comprendono i farmaci diuretici, i beta-bloccanti, gli ACE-inibitori. Negli ultimi anni, la ricerca ha investito molte risorse nell’individuare nuove molecole capaci di contrastare ancora più efficacemente i meccanismi neuro-ormonali alla base della progressione della malattia e i risultati non sono mancati: l’associazione del sacubitril a un sartano, il valsartan, ha permesso di ridurre ulteriormente morbidità e mortalità.

Il trattamento comprende però anche classi di farmaci non specificatamente cardiologici, ma che sono connessi al quadro metabolico e cardiovascolare del paziente. Si tratta quindi di una gestione a 360 gradi che vede il medico internista impegnato in prima linea nel costruire attorno al paziente la terapia farmacologica più appropriata. Da sottolineare che anche norme comportamentali e un corretto stile di vita sono fondamentali nel trattamento di questa patologia.

 

Di Mauro Pagani, direttore dipartimento Medico e struttura Medicina Generale ASST Mantova

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