Diventa infermiera durante una malattia grave, con la commissione d’esame radunata nella sua stanza, nel reparto di Cure Palliative dell’ospedale di Mantova
Elham. Ispirazione. La madre l’ha chiamata così, perché quando era ancora nel suo grembo sentiva che sarebbe stata femmina: “Era ispirata”. Lei è proprio questo: pura ispirazione. Energia, volontà, voglia di vivere. Negli occhi che scintillano, nelle mani insofferenti, nei capelli corvini che parlano della sua terra d’origine, l’Iran. Voglia di farcela. E ce l’ha fatta a coronare tanti sogni, compreso quello di laurearsi in Infermieristica. Così com’è, provata nel corpo, ma non nello spirito. Nella sua camera dell’hospice del Poma, dove è in cura per una grave malattia diagnosticata a febbraio, che richiede una terapia in ambiente protetto.
Il suo entusiasmo è riuscito a travolgere il personale delle Cure Palliative e quello del Centro Universitario del Poma, sede distaccata dell’ateneo di Brescia: una dedizione assoluta per organizzare la seduta di laurea proprio lì, al letto della paziente. Con la commissione radunata parte in presenza e parte da remoto, per evitare che la studentessa muovesse troppi passi. Passi che lei avrebbe comunque compiuto con grazia, da ballerina che è. Passi che dopo la discussione della tesi, lo scorso 23 marzo, ci sono stati davvero e hanno incantato tutti. Incrociati in una sorprendente esibizione di danza del ventre, soffiando su amici, docenti, operatori sanitari, volontari il vento di Teheran. E quella forza inimmaginabile che solo “l’aiuto, la cura dell’universo” possono dare.
Così descrive la sua avventura Elham Fard Yazdani, 49 anni, quindici dei quali trascorsi in Italia fra gioie e immancabili dolori. Un matrimonio italiano alle spalle, i genitori scomparsi, la sorella che l’aspetta a Teheran, dove lei desidera tornare per riabbracciare ancora una volta l’ultimo pezzo di famiglia rimasto al mondo.
Oggi è dottoressa, truccata e acconciata dalle infermiere del reparto in uno dei giorni più belli della sua vita. Si scioglie in lacrime e commuove i presenti, il bouquet in grembo e la corona d’alloro sulla testa, mentre dedica il suo traguardo a mamma e papà. Che vorrebbe fossero lì anche loro, a brillare di orgoglio, “invece non ci sono più”.
Nella tesi che ha scritto porta un po’ del suo disagio e di quello degli altri professionisti della sanità che continuano a nuotare, cercano di rimanere a galla fra le onde dell’emergenza Covid: il burn out infermieristico durante la pandemia. Certo che a guardarla bene, tutto si direbbe tranne che questo fiore tenace possa sgualcirsi, cedere, anche davanti ai rischi della professione per la quale ha studiato: “In Iran ho conseguito una laurea in Ostetricia, che però qui non è riconosciuta. Così ho lavorato in un primo tempo come operatrice socio sanitaria. Poi ho scelto di salire un altro gradino e diventare infermiera. Anche se dentro sono un’artista. Penso che chiunque dovrebbe danzare, la danza ce l’abbiamo nell’anima. La danza è armonia. Inizialmente ero arrivata in questo Paese con il desiderio di proseguire il viaggio verso l’America e perfezionarmi proprio in danza terapia”.
Elham, Ispirazione, danza sempre, anche sulle proprie parole inanellate l’una nell’altra, senza sosta. E con uno sguardo tutto luce ti grida che la vita è più grande di ciò che può sembrare. La vita sa sperare l’insperabile. Sa trionfare.
Elena Miglioli è il direttore del periodico Mantova Salute, responsabile dell’Area Ufficio Stampa e Comunicazione di ASST Mantova. Giornalista professionista, scrittrice, poetessa. Ama tutte le forme d’arte, ma mette la musica (classica) al primo posto.