Rems e territorio: il social work in tempo di pandemia

Come sono cambiate le modalità comunicative per combattere l’isolamento e mantenere un legame fra l’interno e l’esterno della struttura

Le REMS  sono strutture residenziali sanitarie già di per sé caratterizzate da un certo livello di “chiusura”, in quanto destinate a persone temporaneamente private della libertà personale a seguito di applicazione di misure di sicurezza detentiva da parte della Magistratura. Con l’epidemia Covid,  in questi due anni,  prima con la chiusura totale e poi con le diverse misure di restrizione, quali  la riduzione delle visite dei familiari, dei  legali   e degli operatori di servizi o di comunità, le sensazioni di isolamento si  sono fatte sentire maggiormente, come del resto in tutte le strutture residenziali.

Bisognava certamente  mettere in atto tutte quelle  possibili azioni di connessione tra “mondo interno e mondo esterno” delle Rems, per  rassicurare i nostri ospiti e dare comunque continuità ai progetti  in corso, rispondendo alle  scadenze delle misure di sicurezza, quindi ai possibili rientri delle persone  nel territorio di provenienza. con percorsi territoriali o comunitari. Abbiamo imparato a gestire  le diverse modalità di comunicazione, quali  incontri da remoto, aumento dei contatti telefonici e posta elettronica. Le attività in  presenza invece  con le misure di distanziamento e  dispositivi protettivi individuali.

Quello che precedentemente veniva svolto come prassi e con consuetudine, doveva essere tradotto con più attenzione; gli accordi con i servizi e le pianificazioni  dei percorsi trattamentali e la trasmissione di informazioni  dovevano essere immesse nelle nuove modalità comunicative.

Abbiamo imparato a trasmettere dubbi e perplessità, porre in evidenza i bisogni delle persone, le richieste di informazioni o di risorse, attraverso  un video o in modo dettagliato attraverso la scrittura. Sono divenute significative le espressioni del volto, anche da dietro la mascherina, i gesti e le parole scritte. La centralità del lavoro del servizio sociale è il lavoro di rete e possiamo dire che anche con l’epidemia non si è fermato, ha trovato la sua nuova espressione, anche con maggior creatività  e osservazione dei rapporti e delle relazioni umane e istituzionali.

Continuare il confronto con gli enti e servizi  ha significato mantenere vivo negli ospiti la prospettiva del futuro, comprendere la realtà dei territori particolarmente colpiti,  avere riscontro degli accadimenti  avvenuti nelle comunità terapeutiche. In particolare, si è potuto  mantenere  il riscontro degli ammessi e dimessi, che sostanzialmente non si è differenziato di molto rispetto agli altri anni. Dato peraltro che  conferma come  il lavoro di connessione con il territorio lombardo ha le sue radici, costruito nel tempo, una sua importanza e quanto sia dunque fondamentale implementarlo.

A cura della Direzione Psichiatria Giudiziaria e Servizio sociale Rems

 

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