Fisioterapia, dall’aula all’ospedale per studiare la riabilitazione senologica

Una tesi sull’Axillary web syndrome nella paziente sottoposta a dissezione ascellare per tumore alla mammella

Lo scorso 25 novembre si sono laureate in Fisioterapia le studentesse Irene Carazzi e Valeria Sabbadini, discutendo una tesi sulla riabilitazione in senologia dal titolo: “Approccio riabilitativo all’Axillary web syndrome nella paziente sottoposta a dissezione ascellare per patologia tumorale della mammella”, relatrice  Laura Bonazzi e correlatrice la sottoscritta. Quando le studentesse mi hanno comunicato la loro intenzione di incentrare la tesi su questo argomento, ne sono stata entusiasta per vari motivi. Il principale è che la riabilitazione in senologia è nota agli addetti ai lavori, a chi ne ha avuto esperienza  diretta o indiretta (amiche o famigliari) ma è totalmente sconosciuta ai più.

Tutto questo nonostante una donna su otto sia stata interessata dalla patologia tumorale della mammella e in ogni breast unit sia prevista la figura professionale del fisioterapista. Il secondo motivo è che Irene e Valeria hanno deciso di non affrontare il discorso sul linfedema, quello più noto tra i possibili effetti collaterali della chirurgia che interessa i vasi linfatici (biopsia del linfonodo sentinella e dissezione linfonodale ascellare) e su cui esistono centinaia di pubblicazioni, ma di analizzare la sindrome della rete ascellare (Axillary Web Syndrome – AWS).

Questa sindrome è poco conosciuta o meglio, è poco riconosciuta dai non addetti ai lavori. La letteratura è piuttosto scarsa, riguarda principalmente l’eziopatogenesi e solamente in tempi recentissimi si è notato un maggior interesse relativo al possibile trattamento. Viene definita come “autolimitante”, perché tende a scomparire dopo 3-6 mesi dalla comparsa. Se però pensiamo che il sintomo principale è dolore importante (anche 8 su una scala da 0 a 10 dove 10 corrisponde al dolore massimo immaginabile) nel muovere il braccio omolaterale all’intervento, ci rendiamo immediatamente conto quanto possa essere invalidante per una donna nella gestione delle attività della vita quotidiana.

Le studentesse nella loro tesi hanno analizzato la letteratura, hanno estrapolato dati analizzando le schede riabilitative di pazienti rivoltesi al Servizio di Medicina Fisica e Riabilitativa nel 2021 (la Chirurgia oncologica e di conseguenza la Riabilitazione Senologica non si sono fermate durante la pandemia) e hanno anche avuto l’opportunità di essere presenti durante le sedute di fisioterapia di alcune pazienti. Quattro di esse hanno costituito la parte esperienziale della tesi. Mi preme evidenziare che la disponibilità delle pazienti in questo caso è stata totale, nonostante si trattasse di essere osservate in un momento molto particolare del loro vissuto. Ma la consapevolezza che per Irene e Valeria fosse necessario “vedere” per poter apprendere ha cancellato in loro qualsiasi perplessità. La tesi è stata valutata dalla commissione esaminatrice con il massimo del punteggio sia per l’argomento che per l’ esposizione. Congratulazioni alle neodottoresse in Fisioterapia.

Di Laura Mutti, fisioterapista struttura Medicina Fisica e Riabilitativa

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