Fibromialgia, un aiuto viene dalla dieta mediterranea

Da evitare i cibi che aumentano l’infiammazione. Sì ad alimenti che possano anche correggere alcuni stati carenziali

La fibromialgia è una sindrome cronica e sistemica, che si manifesta principalmente con dolori all’apparato muscolo-scheletrico, ma anche con svariati altri sintomi. L’alimentazione può contribuire alla cura o alla prevenzione di questa patologia? In che modo? Ad oggi non ci sono dati che possano permettere di affermarlo. Tuttavia, in alcuni pazienti o gruppi di pazienti un’alimentazione corretta con particolari accorgimenti e analisi di alcune carenze può ridurre il dolore muscolare e alleviare disturbi tipici come il colon irritabile, l’infiammazione intestinale, le alterazioni del sonno. Approfondisce l’argomento Maria Chiara Bassi, biologa nutrizionista di ASST Mantova.

Quali sono gli alimenti più indicati per i pazienti colpiti dalla fibromialgia?
Non esistono alimenti particolari, bensì un tipo di alimentazione che viene definita antiinfiammatoria vale a dire il più possibile aderente alla dieta mediterranea tradizionale: cereali integrali o semi-integrali, tanta verdura e legumi, pesce preferibilmente piccolo ed azzurro, uova ogni tanto, utilizzo di olio extravergine di oliva possibilmente spremuto a freddo e formaggi possibilmente di capra, a basso contenuto di lattosio. In generale si può definire come una dieta ricca di prodotti di origine vegetale. La dieta mediterranea tradizionale è risultata essere benefica anche per i nostri alleati i probiotici intestinali, importanti oltre che per ridurre l’infiammazione intestinale anche per veicolare informazioni metaboliche corrette al cervello ed ai muscoli. Inoltre alcuni pazienti affetti da fibromialgia manifestavano stati carenziali in particolare di vitamina D, acido folico, magnesio, ferro, zinco, vitamina B6 e vitamina B12. È importante, prima di pensare ad una supplementazione, valutare con il medico la vera necessità di utilizzare integratori per migliorare lo stato nutrizionale.

Quali, invece, gli alimenti che andrebbero evitati? Cibi che possono peggiorare i sintomi o scatenare la patologia?
Andrebbero evitati tutti i cibi che aumentano l’infiammazione: cibi conservati e industriali ricchi di calorie ma poveri di nutrienti, ricchi di zucchero, carne rossa e carne conservata, cibi ricchi di oli di semi e di omega 6 che possono far aumentare prostaglandine pro infiammatorie se non in equilibrio con la giusta quantità di grassi omega 3. In alcuni studi inoltre si è visto che ridurre il glutine può essere per alcune pazienti utile alla riduzione del dolore muscolare. In particolare a questo riguardo si consiglia di evitare prodotti preparati con farina manitoba e di utilizzare farina di farro. In generale si consiglia comunque di ridurre i cereali con glutine. Infine, molto importante è non ricorrere a edulcoranti come aspartame, acesulfame, eritritolo, maltitolo, fruttosio (aumenta l’acido urico) e alimenti che contengano emulsionanti come carbossimetilcellulosa e polisorbati che aumentano l’infiammazione intestinale.

Più in generale, in che misura un certo tipo di alimentazione può influire sullo stato di salute e sulla guarigione delle malattie?
Per guarire da una malattia servono terapie corrette e mirate, mentre per mantenersi in salute serve uno stile di vita sano che prevede un alimentazione corretta, attività fisica, poco alcol e niente fumo. In particolare, da tanti studi è emerso che l’alimentazione corretta, la dieta mediterranea tradizionale, può sostenere e favorire la guarigione e migliorare la qualità della vita prevenendo malnutrizione, stati carenziali e preservando attivo e efficace il sistema immunitario. La dieta mediterranea ricca di verdura e frutta di stagione, legumi ricchi di antiossidanti può favorire una vita in salute anche nelle persone anziane e permettere assieme allo stimolo cognitivo di mantenere la memoria e la capacità di apprendere prevenendo malattie degenerative e demenza. Infine, l’aderenza alla dieta mediterranea può anche ridurre il rischio di obesità, sindrome metabolica, ipertensione, tumore al seno e tumore all’endometrio.

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