Il Consultorio agli adolescenti: “Diamo un nome alle cose senza nome”

Incontri con 300 ragazzi delle scuole superiori per un intervento di sensibilizzazione su varie tematiche, fra le quali la pandemia

Il titolo di questo articolo prende il nome da una delle 6 azioni che il Consultorio Giovani di Castiglione delle Stiviere ha realizzato da febbraio ad aprile di quest’anno negli Istituti Superiori dell’Alto Mantovano, nello specifico al Liceo Artistico “A. Dal Prato“ di Guidizzolo e l’Istituto Comprensivo Statale “F. Gonzaga” . Abbiamo incontrato 300 ragazzi distribuiti in varie fasce di età dalla seconda alla quinta superiore. La finalità degli incontri è stata quella  di presentarci ai ragazzi come Consultorio Giovani al fine di promuovere questo spazio che l’ASST ha previsto per loro ma anche con l’idea di costruire spazi di “parole e ascolto” in un periodo in cui la pandemia ha messo in difficoltà tutte le generazioni. In particolare gli adolescenti e i giovani adulti, visti da una parte come “untori” perché si aggregano ed escono e dall’altra come “ritirati” e angosciati.

Il progetto, “Il martedì dei giovani” è stato pensato  l’estate scorsa e costruito nei mesi successivi per  gruppi in presenza. A novembre siamo tornati in quarantena, per cui tutti gli interventi sono stati realizzati su piattaforma informatica. Solo in alcuni, rari casi, ci siamo incontrati nelle classi.

Abbiamo affrontato tematiche di sensibilizzazione a  problemi di genere per poi promuovere un’iniziativa di ascolto e incontro. Gli argomenti discussi che hanno visto la partecipazioni di colleghi e tirocinanti (Roberta Pasotti , Michela Bonora, Elisa Bianchera, Ilaria Cognolato, Giulia Oliosi, Giuseppina Gallina, Federica Giacomazzi, Laura Coghi) sono le seguenti:  “Se questo è amore”, sulla violenza di genere; “Essere umani ai tempi dei social: body-positive; “Poi vorrei immaginare il mio futuro: Informa Giovani territoriale e provinciale”; “Contraccezione e prevenzione”; “La fisiologia delle emozioni”; “Diamo un nome alle cose senza un nome: la poesia, il rap, la rima di una canzone come forma di espressione”. Da qui nasce lo spazio per dare voce ai ragazzi. Riporto di seguito alcune riflessioni di Laura Coghi, assistente sociale di ASST e poetessa.

La poesia è un’arte espressiva e comunicativa che ci aiuta a vedere il mondo con occhi diversi. Il linguaggio poetico, infatti, intercetta il mondo emozionale e ci aiuta a viverlo ed esprimerlo in modo creativo.

Mentre le parole della vita quotidiana sono tendenzialmente convenzionali, portatrici di significati che, a loro volta, trasmettono messaggi emozionali, la poesia usa “la fisicità delle parole” (Donatella Besutti “La poesia salva la vita”) .

Parlare con le immagini è il suo modo di far comprendere le cose senza spiegarle, ma riuscendo comunque a comunicarle e ciò è tanto più vero quando l’oggetto di esplorazione è complesso e sconosciuto.

Da qui, la scelta di utilizzare la poesia  come strumento per “Dare un nome alle cose senza nome”, in incontri con studenti degli Istituti superiori di Guidizzolo e Castiglione delle Stiviere, sulle tematiche del vissuto esistenziale in tempi di pandemia.

Il gruppo di lavoro formato da tre assistenti sociali (D’Apolito, Giacomazzi, Coghi) afferenti ai Consultori di Castiglione, Bozzolo e Curtatone, ha elaborato un progetto, è partito dalla volontà di dare voce agli adolescenti, con l’intento di far presente che il mondo degli adulti aveva a cuore la loro condizione e valorizzare le relative soggettività.

Lo stimolo che veniva dato nella conduzione dell’attività (durata due ore per classe), era di associare il proprio stato emotivo, presente o appena trascorso, a immagini e colori, azioni, fino a comporre dei veri e propri versi che, cuciti insieme, hanno dato vita a un unico testo: una specie di patchwork che, senza negare le singole individualità, ha portato a mettere in evidenza similitudini e connessioni tra i partecipanti.

Ne sono uscite forme espressive con caratteristiche malinconiche e crepuscolari, ma autoriflessive oppure rime buie nettamente pessimiste. Non sono mancati gli aspetti di resilienza e capacità di reagire in modo costruttivo ai limiti e divieti contingenti, oltre che qualità  assertive e progettuali.

Sorprendentemente, nonostante lo scarso tempo a disposizione, dopo la presentazione, i ragazzi e le ragazze hanno partecipato attivamente,  qualche volta sollecitati in merito, ma sostanzialmente con una buona adesione all’intervento.

I professori sono stati un tramite rispetto agli studenti, facendosi coinvolgere essi stessi, condividendo soprattutto gli aspetti negativi della limitazione delle relazioni durante il periodo pandemico.  

Laura Coghi, assistente sociale Consultorio familiare di Curtatone e poetessa

 

Leonarda D’Apolito, assistente sociale Consultorio familiare Castiglione delle Stiviere

 

(nella rubrica di Mantova Salute “Le vostre storie”
sono riportate alcune delle riflessioni scritte dai ragazzi delle scuole)

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