“Non abbassare mai le difese sui diritti anche quando acquisiti”

Carlo Flamigni

Lo scorso 5 luglio è morto, all’età di 87 anni, Carlo Flamigni, uno fra i massimi esponenti internazionali di fecondazione assistita. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Bologna e specializzato in Ostetricia e Ginecologia. È stato docente dell’Università degli Studi di Bologna fino al 2008 e direttore del servizio di Fisiopatologia della riproduzione e della clinica ostetrica e ginecologica dell’Università degli Studi di Bologna. È stato inoltre presidente della Società Italiana di Fertilità e Sterilità e Medicina della Riproduzione.

Flamigni si è sempre interessato ai problemi di bioetica, ed è stato membro del relativo Comitato Nazionale e del Comitato Etico dell’Università Statale di Milano. Medico, scienziato, politico appassionato e scrittore. Vanta una notevole produzione scientifica, memorie originali, monografie, libri di divulgazione e romanzi.

Massimo Bertoli

Massimo Bertoli, direttore della Struttura Semplice Dipartimentale di Procreazione Medicalmente Assistita di III°livello dell’Ospedale di Mantova e docente dell’Università Statale degli studi di Milano, ricorda Flamigni.

Chi era Carlo Flamigni?
È stato sicuramente uno dei fondatori della medicina della riproduzione a livello italiano ma anche internazionale. Le prime scuole italiane che si erano approcciate alle procedure della fecondazione assistita sono state l’Università di Bologna, guidata da Carlo Flamigni, l’Università di Palermo guidata da Ettore Cittadini e l’Università di Milano, guidata da Piergiorgio Crosignani. Questi istituti hanno introdotto in Italia l’uso di tutte le metodologie di procreazione medicalmente assistita.
È riduttivo definire Flamigni solamente come un ginecologo in quanto era un laico rigorosissimo che ha difeso i diritti delle donne nei confronti della Chiesa e di alcune leggi dello Stato.
Ha condotto battaglie veramente feroci, dalla contraccezione, fino alla Legge 194 sulla tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza, Flamigni era sempre in prima linea. In particolar modo, quando è stata introdotta in Italia la Legge 40 (Norme in materia di procreazione medicalmente assistita), inizialmente molto restrittiva. Mentre altri Stati, dal punto di vista legislativo, avevano già dato al medico e soprattutto alle donne l’opportunità di scelta. Flamigni si è battuto fino all’ultimo per questo. Era una persona rigorosa, a volte apparentemente brusca, ma con una grande capacità di ascoltare le donne senza mai giudicare. Quando parlava aveva la capacità di coinvolgere la platea.

Ha qualche episodio da raccontare?
Una volta a un congresso a Castrocaro feci una relazione sufficientemente impegnativa e in prima fila c’era Flamigni. La sua presenza mi intimoriva un po’. La mia più grande soddisfazione fu che alla fine della mia relazione, uscendo dalla sala convegni, Flamigni mi mise una mano sulla spalla e mi disse “sei stato molto bravo!”. Per me fu molto importante. Era un uomo di grandissima cultura. Mentre molti altri in questo campo si sono più focalizzati sulla sola fecondazione assistita, lui si è interessato a 360° della donna e della sua libertà di scelta. Qualche giorno fa ha ribadito l’importanza di “non abbassare mai le difese sui diritti anche quando acquisiti”, facendo riferimento ai recenti accadimenti in Umbria. Mancherà a tutte le donne, anche a quelle che non hanno avuto modo di conoscerlo, lui ha combattuto anche per loro.

Qual era il pensiero di Flamigni riguardo la genitorialità?
Flamigni aveva una visione molto moderna della genitorialità, ha sempre sostenuto nelle sue battaglie l’introduzione della fecondazione assistita eterologa, dove il criterio di genitorialità non è più su base genetica, ma è molto più ampio: i figli sono di chi li alleva, gli vuole bene, li aiuta, li fa studiare. È stato appurato che la percentuale di nati da fecondazione medicalmente assistita nei Paesi Europei attualmente è compresa tra il 2  e il 5 per cento e che fino al 2100 questa percentuale è destinata ad aumentare. Poiché, finalmente, c’è una parità di genere sono necessarie politiche di sostegno alle donne, alla maternità per favorire l’aumento demografico. Altrimenti le società europee e non solo quella italiana sono destinate a scomparire gradualmente.

Quali erano i rapporti tra le tre scuole?
I rapporti tra Cittadini, Flamigni e Crosignani erano molto stretti, senza divergenze di vedute in ambito scientifico. Io provengo dalla scuola di Cittadini, ma sono collegato a tutti gli allievi di Flamigni, miei coetanei, eravamo i giovani del 1990, entusiasti delle procedure di fecondazione assistita, e ci siamo sempre confrontati a livello congressuale, di scambio culturale, di pubblicazioni. Il rapporto con tutti gli allievi di Flamigni è ottimo. A Riccione, a fine novembre, si terrà il congresso nazionale dove era prevista la partecipazione di Flamigni. Penso che mancherà a tutti il suo contributo.

Noemi dalla Paola è una studentessa del terzo anno del Corso di Laurea in Ostetricia dell’Università degli Studi di Milano Sede di Mantova

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