ASST di Mantova rappresenta l’Italia in un progetto europeo sul plasma

Tra gli obiettivi: verificare l’uso dell’emocomponente come terapia anti Covid e armonizzare i protocolli anche a scopo preventivo

La Commissione Europea ha approvato un progetto, presentato da un consorzio di servizi trasfusionali e autorità competenti in materia, per valutare se il plasma da persone guarite dal Covid-19 (Ccp) può essere una terapia efficace contro il virus.

Il consorzio vede impegnati, per l’Italia, il Centro Nazionale Sangue, la Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia e l’Asst di Mantova, attraverso il direttore dell’Immunoematologia e Medicina Trasfusionale Massimo Franchini.

L’obiettivo principale di SUPPORT-E (SUPPORTing high quality evaluation of COVID-19 convalescent Plasma throughout Europe) è di garantire una valutazione basata sulle evidenze scientifiche del plasma da convalescente COVID-19 e di raggiungere un’armonizzazione fra tutti gli Stati membri sull’utilizzo clinico più appropriato, anche attraverso l’uso di un database europeo di recente costruzione.

Il Grant Agreement, documento ufficiale che dà il via al progetto, è in fase di preparazione, con il coordinamento dell’EBA (European Blood Alliance), l’associazione che riunisce i centri sangue dei paesi dell’Unione Europea e dell’Associazione Europea per il Libero Scambio, 26 membri che complessivamente gestiscono una media di 17 milioni di donazioni all’anno. Al termine del progetto il consorzio produrrà raccomandazioni applicabili in tutta Europa nell’epidemia attuale e in eventuali epidemie future. Il progetto verrà finanziato grazie al programma di ricerca europeo Horizon 2020, durerà 24 mesi e vedrà la partecipazione di 12 partner di 9 paesi.

Diversi studi clinici stanno cercando di dimostrare la sicurezza e l’efficacia dei trattamenti con plasma da convalescente, ricordano i membri del consorzio. Fino a questo momento non c’è stato un approccio coordinato per armonizzare i protocolli, produrre linee guida basate sulle evidenze scientifiche, standardizzare i test per il plasma e validare gli esiti della terapia. Attraverso la raccolta e l’analisi dei dati dei donatori, dell’utilizzo clinico del plasma e dei pazienti, il progetto servirà anche da base per ricerche successive, ad esempio sull’uso del plasma per la prevenzione del Covid-19 o sulla produzione di immunoglobuline specifiche. Il progetto produrrà anche una valutazione clinica di alta qualità degli studi in corso e potrà supportare, anche a livello finanziario, trial clinici con eventuali carenze di risorse.

Sono veramente felice ed orgoglioso per l’approvazione del progetto – commenta Massimo Franchini, direttore del Servizio Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell’Ospedale Carlo Poma di Mantova – È stato un mese di lavoro intenso che mi ha visto impegnato quotidianamente assieme ai colleghi di Pavia, del Cns e agli altri partner europei”. 

Pierre Tiberghien, presidente dell’EBA e coordinatore del progetto ha spiegato che si tratta di “una iniziativa unica pan-europea, fondamentale per valutare il plasma da convalescente come percorso terapeutico per i pazienti affetti da Covid-19, in un momento in cui non ci sono ancora trattamenti validati” È una chiara dimostrazione, ha continuato, “del ruolo fondamentale dei Sistemi sangue nel contribuire alle politiche di salute pubblica e alle misure sanitarie per garantire le migliori cure ai pazienti europei”.

Il forte sostegno della Commissione al progetto sottolinea l’importanza di un lavoro coordinato a livello europeo, portato avanti da un network di esperti.  Giancarlo Maria Liumbruno, direttore generale del Cns, ha aggiunto: “La pandemia ha generato un forte interesse nell’utilizzo del plasma iperimmune contro il Covid-19. Questo progetto permetterà un approccio più armonico al tema e volto alla ricerca di solide evidenze scientifiche, anche in previsione di un possibile ritorno del virus o dell’arrivo di altri. Il contributo italiano sarà determinante”.

Cesare Perotti, Direttore del Servizio Immunoematologia e Medicina Trasfusionale del San Matteo di Pavia, ha precisato che la pandemia ha posto il Policlinico di Pavia al centro dell’attività assistenziale e di ricerca e gli ha fatto sviluppare in tempi molto brevi un protocollo di terapia con l’utilizzo di plasma iperimmune ottenuto da pazienti convalescenti: “Il progetto europeo coordinato dall’EBA dà la possibilità all’Italia,  con i centri di Pavia e Mantova, coordinati dal Centro Nazionale Sangue, grazie all’esperienza acquisita sul campo, di avere un ruolo importante nel produrre le linee guida basate sulle evidenze scientifiche sia sulla selezione del donatore convalescente che sul prodotto da infondere, dopo una revisione attenta degli studi internazionali in corso o già conclusi sull’utilizzo del plasma iperimmune nei pazienti Covid-19”.

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