Fra le possibili soluzioni ginnastica posturale, kinesiterapia, busto e intervento chirurgico. L’ambulatorio di Ortopedia Pediatrica del Poma prende in carico 70 pazienti al mese
di Elena Miglioli
Responsabile Area Ufficio Stampa, Comunicazione e Urp ASST Mantova
Il piede piatto e la scoliosi sono i quadri clinici più frequentemente osservati durante l’attività ambulatoriale di ortopedia pediatrica. Negli anni l’utilizzo delle ortesi (plantari e busti) è cambiato, così come le procedure cliniche, diagnostiche e chirurgiche si sono evolute, sia in ambito di prevenzione che di trattamento.Il piede piatto e la scoliosi si riscontrano molto frequentemente nei bambini e negli adolescenti. Negli anni l’utilizzo delle ortesi (plantari e busti) è cambiato e le procedure cliniche, diagnostiche, chirurgiche si sono evolute. Se ne è parlato nel corso di un convegno, organizzato a Mantova lo scorso 12 ottobre dalla struttura di Ortopedia e Traumatologia di Mantova, con l’obiettivo di informare soprattutto i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta. Manuel Bondi (nella foto in alto), responsabile dell’ambulatorio di Ortopedia Pediatrica e referente dell’attività chirurgica piede e caviglia del Carlo Poma approfondisce questa tematica.
Qual è l’incidenza del piede piatto sulla popolazione pediatrica?
La sindrome pronatoria, comunemente definita piede piatto, colpisce i bambini a partire dai 6-7 anni: è questa l’età, non prima, che richiede un monitoraggio del quadro. Talvolta alterazioni sovrasegmentarie, ad esempio il ginocchio valgo, vengono scambiate per piede piatto. Negli ultimi cinque anni l’ambulatorio di ortopedia pediatrica ha gestito circa 70 bambini al mese, il 50 per cento dei quali colpiti da questa patologia. Un centinaio di loro sono stati operati. Segno che molti casi si risolvono spontaneamente con la crescita, ma anche che c’è un accesso alla struttura talvolta inappropriato, spesso in età troppo precoce per sospetto di sindrome pronatoria. A 3 anni, ad esempio, tale sindrome è fisiologia.
Quali sono le scelte terapeutiche possibili?
Le linee guida sono cambiate e devono essere diffuse anche fra i medici di famiglia. Il plantare, ad esempio, è indicato soltanto a scopo antalgico, contrariamente alla prescrizione diffusa di diversi anni fa, ma che ancora in alcuni casi viene fatta. La correzione, invece, è un fatto spontaneo e può essere favorita dalla kinesiterapia propriocettiva. Anche un certo tipo di calzature, che implicano un contatto più diretto del piede con il terreno, aiuta; l’importante è avere una tomaia posteriore rigida che conservi l’asse del retropiede. L’intervento chirurgico è indicato intorno ai 10-12 anni, se il calcagno è rimasto valgo e non ha ruotato in modo naturale. È controindicato prima degli 8 anni e dopo i 13. Generalmente solo il 2-3 per cento dei bambini visitati è candidato alla sala operatoria.
Le conseguenze del piede piatto?
Se trascurata, la patologia può portare a un’alterazione dell’asse del piede, che coinvolge poi la caviglia ed le strutture articolari sovrastanti. I tendini tibiale anteriore e posteriore non lavorano come dovrebbero e vanno incontro a un possibile cedimento, a dolore e ad eventuale necessità di intervenire chirurgicamente in modo più invasivo in età adulta. La gravità maggiore si manifesta a volte nell’adolescenza. Ribadisco quindi l’importanza di un attento monitoraggio da parte del curante attorno ai 6-7 anni, che valuterà se sarà necessaria una visita specialistica ortopedica o fisiatrica.
La scoliosi, invece? Come si manifesta? Quali sono le soluzioni a disposizione?
Dobbiamo distinguere la scoliosi vera e propria dall’atteggiamento scoliotico. La prima è un’alterazione ossea del rachide, la seconda un’asimmetria muscolare. Per rimediare all’atteggiamento scoliotico è possibile ricorrere alla ginnastica posturale o a sport simmetrici, come il nuoto, il canottaggio, la pallavolo. In caso di scoliosi, la terapia varia a seconda dell’entità della curva, valutata radiograficamente tramite l’angolo di Cobb. Fino a 20 gradi di deviazione è prevista la ginnastica posturale, indicata anche fino al 45-50 gradi in aggiunta al busto ortopedico fisso, la cui tipologia varia in caso di curva lombare o toracica. Il busto va portato fino alla maturità scheletrica, valutata radiograficamente. Sopra i 45-50 gradi di deviazione, si passa all’intervento chirurgico, da eseguire in centri specializzati, con buoni risultati anche dal punto di vista estetico. È fondamentale il supporto psicologico ai ragazzi, sia da parte del medico che dei genitori. I pazienti spesso badano al danno estetico causato dal gibbo, quasi sempre presente, a livello toracico o lombare; si sentono pertanto diversi dai propri amici sia per questa alterazione sia per la necessità di portare un busto simile ad una corazza. Questa patologia, oltre che da noi ortopedici, è ben seguita dai colleghi fisiatri della ASST Mantova, che hanno creato un percorso apposito sviluppato nelle strutture di Mantova, Asola e Bozzolo alle quali si accede con la normale impegnativa del curante o dell’ortopedico per valutazione fisiatrica, indicando la scoliosi come diagnosi di richiesta.