All’ospedale di Pieve di Coriano percorso multidisciplinare dedicato a bambini e adolescenti. Interventi individualizzati e reinserimento
Di Paola Accorsi
Direttore struttura Pediatria ospedale Pieve di Coriano ASST di Mantova
I disturbi del comportamento alimentare (Dca) sono patologie ad eziologia multifattoriale che portano a vivere con un’attenzione ossessiva la propria immagine corporea e il proprio peso. Una malattia che si insinua molto prima che i sintomi diventino visibilmente riconoscibili, con lo sviluppo di una non accettazione della propria immagine corporea (dismorfofobia corporea), e un’alimentazione sempre più restrittiva, a cui si può associare attività fisica compulsiva. Una vera e propria “epidemia sociale”, con una età di insorgenza che si sta abbassando all’epoca prepuberale.
La struttura di Pediatria di Pieve di Coriano (Borgomantovano) è la testimonianza di una realtà che si impegna nella gestione e cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare dall’età preadolescenziale (7-8 anni) ai 18 anni, riservando due dei dieci posti letto all’assistenza e al trattamento di questi pazienti, rappresentati prevalentemente da ragazze fra i 12 ed i 16 anni con esordio di anoressia nervosa. Ogni anno si registra una media di 20 ricoveri e di circa 600 giorni di degenza.
I disturbi in questione compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo, tanto che il rischio di mortalità nei soggetti con anoressia nervosa è di 6-10 volte maggiore rispetto alla popolazione generale. La prognosi è strettamente correlata a una precoce presa in carico, con percentuali di guarigione del 70-80 per cento, quando questa è tardiva aumenta il rischio di cronicizzazione. La malattia si può presentare in associazione con altri disturbi psichiatrici, in particolare a disturbi dell’ansia – disturbo d’ansia generalizzato, disturbo di panico, fobia sociale, disturbo ossessivo-compulsivo – e i disturbi dell’umore, quali il disturbo depressivo maggiore.
A Pieve di Coriano è previsto un approccio interdisciplinare a tutti i livelli di assistenza, deve essere garantita l’integrazione tra l’aspetto clinico-nutrizionale e quello psicologico. Il trattamento combinato evita inoltre il rischio delle guarigioni sintomatiche, evenienza frequente se al cambiamento del comportamento alimentare patologico non corrisponde un cambiamento degli atteggiamenti psicologici profondi.
Il reparto fa riferimento a molteplici figure professionali, in quanto collabora con una équipe di lavoro inter-istituzionale e multidisciplinare, costituita nel 2009 finalizzata alla realizzazione in rete di progetti di prevenzione, diagnosi, trattamento precoce del disagio psichico e della psicopatologia adolescenziale (progetto innovativo Adolescence : Work in Progress TR28).
La rete è costituita da Dipartimento di Salute Mentale, Neuropsichiatria infantile, Pediatria di Pieve di Coriano, Dipartimento dipendenze, Consultori familiari, Servizi Sociali dedicati alla Tutela Minori, e si confronta con le scuole e le organizzazioni di volontariato. L’équipe multidisciplinare è costituita da personale della Pediatria, medici, infermieri, operatori socio-sanitari; simultaneamente sono presenti come consulenti neuropsichiatra infantile, psicologa, dietista specialista nei disturbi del comportamento alimentare, educatore professionale, operatore di riabilitazione psichiatrica .
Ogni intervento, costruito in modo individualizzato, concorre a un obbiettivo generale di benessere e autonomia del paziente. L’adolescente può giungere in reparto tramite accesso al pronto soccorso, invio del pediatra di base o dalla Neuropsichiatra infantile. Il percorso terapeutico prevede, generalmente, la presa in carico del paziente attraverso diverse modalità d’intervento sanitario: attività ambulatoriale; attività ambulatoriale complessa o ricovero. Si ricorre all’ospedalizzazione quando non c’è alcun miglioramento o peggioramento con rapido calo ponderale in un tempo molto breve; se si presenta un’elevata frequenza di vomito auto-indotto o di esercizio fisico compensativo. L’approccio sanitario, durante il ricovero, si concretizza attraverso una graduale rialimentazione con il pasto assistito ma, può essere necessario e di supporto, intervenire per pochi giorni con la nutrizione artificiale di tipo enterale o parenterale.
L’obiettivo è non allontanare troppo i pazienti dal proprio ambiente di vita per poter favorire il reinserimento. Ogni intervento deve essere concordato col paziente, questo può migliorare la sua motivazione alla cura e a collaborare attivamente. È altrettanto importante il coinvolgimento della famiglia. Vengono effettuati dei colloqui con i genitori delle pazienti.