Pediatria, l’ormone antidiuretico urinario per la diagnosi di diabete insipido

Il ricorso a questo marker, studiato dai professionisti del Poma, potrebbe evitare test più invasivi e stressanti per i malati

di Claudio Giacomozzi
medico Pediatria Mantova – ASST di Mantova

 

 

L’ormone antidiuretico urinario per la diagnosi del diabete insipido in età pediatrica e adolescenziale. Questo l’oggetto di uno studio condotto dai professionisti dell’ASST di Mantova, illustrato al Congresso Europeo di Endocrinologia Pediatrica, che si è svolto dal 19 al  21 settembre a Vienna.

I ricercatori intendono dimostrare la possibilità di diagnosticare forme di diabete insipido di natura renale o endocrina attraverso questo marker, evitando così test più invasivi e stressanti per i pazienti. Una ricerca unica nel suo genere in Italia, alla quale stanno lavorando il pediatria Claudio Giacomozzi (Pediatria di Mantova), la biologa Maria Teresa Benatti (Medicina di Laboratorio di Mantova) e il biostatistico Giuseppe Lucchini. Il progetto è stato reso possibile anche grazie alla collaborazione di Silvia Fasoli (direttore della Pediatria di Mantova) e dal supporto incondizionato dell’associazione ABEO.

Il diabete insipido è caratterizzato dalla comparsa di sete eccessiva che si traduce nella necessità di bere e urinare spesso, anche durante la notte. Si confonde con il più conosciuto e diffuso diabete mellito da cui si differenzia per l’assenza di aumentati livelli di zuccheri nel sangue e nelle urine. Il diabete insipido è una condizione rara, in particolare nella popolazione pediatrica. Si tratta di una patologia congenita o acquisita.

Le cause possono essere sia endocrine che renali. Fra le prime, si riscontrano malattie autoimmuni, infiltrative e tumorali. La diagnosi si rivela spesso difficile, soprattutto in ambito pediatrico, perché deve essere differenziata da una condizione più frequente: la  polidipsia psicogena, cioè l’attitudine di un soggetto a bere ingenti quantità d’acqua per un disturbo comportamentale.

La diagnosi può richiedere esami stressanti per il paziente e che comportano un attento monitoraggio medico-infermieristico, perché consistono nella deprivazione dell’acqua per tempi molto lunghi. Il paziente, cioè deve astenersi per ore dall’introdurre liquidi. Lo sviluppo di esami efficaci che possano evitare esami così invasivi è da sempre fonte di ricerca.

La difficoltà di dosare negli scorsi decenni direttamente nel sangue l’ormone coinvolto nella regolazione della diuresi e della sete ha portato alla ricerca di nuove metodiche di analisi che oggi vedono lo sviluppo anche della copeptina, come marker di funzionalità ipofisaria, ma anche la possibilità di dosare l’ormone antidiuretico nelle urine, bypassando le limitazioni finora incontrate nell’analisi del sangue.

I professionisti di ASST di Mantova titolari dello studio si stanno attivando per stabilire collaborazioni con altri centri, anche al fine di aumentare la casistica dei pazienti coinvolti e quindi la significatività dei dati ottenuti. Tra gli obiettivi della ricerca anche una migliore accuratezza della diagnosi nelle forme parziali di diabete insipido, che potrebbero sfuggire ai test diagnostici classici.

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