Importante lo screening e l’attenzione ai sintomi. Gli specialisti dell’ASST Mantova operano il 90 per cento dei pazienti in laparoscopia con una ripresa più veloce
I tumori del colon retto sono fra le neoplasie più frequenti, sia nella popolazione maschile che in quella femminile. Il direttore della struttura di Chirurgia Generale dell’ospedale di Pieve di Coriano Stefano Benedetti, che lo scorso maggio ha organizzato sul territorio del Destra Secchia una serie di incontri pubblici con altri specialisti, e in collaborazione con ATS, per sensibilizzare la popolazione sulla tematica, illustra le caratteristiche della malattia e l’offerta terapeutica dell’ASST di Mantova e le azioni di prevenzione promosse da ATS, sottolineando l’importanza della diagnosi precoce.
Come si manifesta il tumore del colon retto e qual è la sua incidenza?
È una patologia molto subdola, che dà segni della sua presenza solo in fase avanzata. I sintomi principali, sangue nelle feci e alterazioni della funzione intestinale, sono a volte sottovalutati dai pazienti, anche perché potenzialmente ascrivibili ad altri disturbi. Colpisce persone di età variabile, ma se si sviluppa con maggiore frequenza fra i 50 e i 70 anni.
Quali sono i fattori di rischio?
La familiarità, la sedentarietà, il sovrappeso, il fumo. È importante puntare su uno stile di vita sano, che preveda una certa attività fisica, un’alimentazione ricca di frutta e verdura. Evitare gli eccessi in generale. La chiave di volta è lo screening, che può salvare la vita, perché consente la diagnosi precoce. Il programma di screening è gestito da ATS ed è rivolto i cittadini tra i 50 e i 74 anni, che su invito si sottopongono all’esame del sangue occulto nelle feci. In caso di positività del test il paziente viene poi affidato ad ASST per la diagnosi e la cura.
Cosa offre l’Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Mantova in questo campo?
Un percorso diagnostico e terapeutico specifico che accompagna il paziente in tutte le fasi della malattia, dalla diagnosi alla cura e al follow up. È stata inoltre costituita una rete chirurgica aziendale, in modo che a seconda della complessità il caso venga gestito con il medesimo approccio in uno dei nostri presidi ospedalieri.
Quali trattamenti sono previsti?
Dipende dallo stadio della malattia, se è in fase inziale si ricorre alla chirurgia, se è in fase avanzata è necessario fare precedere l’intervento da terapie chemioterapiche o radioterapiche. Quando il paziente è attento ai sintomi è possibile diagnosticare precocemente il tumore e allora la percentuale di guarigione raggiunge anche il 100 per cento. Sul fronte chirurgico, il ricorso alla laparoscopia da parte dei chirurghi dell’ASST di Mantova interessa il 90 per cento dei pazienti. Si tratta di interventi mininvasivi che consentono una ripresa più veloce e il rapido ritorno alla vita quotidiana per i pazienti, con una degenza media fra i cinque e sei giorni.
Un’eccellenza per l’ASST di Mantova, quindi, quella della laparoscopia?
Sì, se si considera che nelle strutture sanitarie italiane, la percentuale media della chirurgia laparoscopica in questo distretto è di gran lunga inferiore al 50 per cento. In azienda operiamo 250 pazienti all’anno, di cui 100 a Pieve e 150 a Mantova. Recentemente abbiamo inoltre aderito al protocollo Eras (Enhanced Recovery After Surgery, miglior recupero dopo un intervento chirurgico). Si tratta di un approccio più rispettoso della qualità di vita, che implica un percorso di cura perioperatorio standardizzato e multidisciplinare con l’obiettivo di ridurre lo stress chirurgico e supportare le funzioni d’organo, rendendo la ripresa più veloce e sicura sia in ospedale che a domicilio.