Emergenza alcol e minori: serve una risposta integrata della società

ASST, ATS, forze dell’ordine, scuola, famiglia insieme per affrontare un problema sempre più urgente. In Pronto Soccorso un ambulatorio dedicato

di Elena Miglioli
dirigente Area Ufficio Stampa, Comunicazione e Urp ASST Mantova

 

La risposta all’alcolismo fra i minorenni deve essere corale. Perché solo in una logica di integrazione fra forze dell’ordine, autorità sanitarie, istituzioni locali e famiglie è possibile fronteggiare quella che anche a Mantova sta diventando un’emergenza.

Nei mesi scorsi sono stati infatti attivati tavoli tecnici di confronto fra questi diversi soggetti sul fronte della sicurezza e della prevenzione. La Questura si è fatta promotrice delle iniziative in questione a seguito di controlli effettuati in alcuni locali pubblici della città, dai quali è emerso il fenomeno della vendita di alcolici agli adolescenti.

Anche l’Azienda Socio Sanitaria Territoriale si sta muovendo. Lo scorso anno al Pronto Soccorso di Mantova è stato inaugurato un ambulatorio con lo scopo di intercettare i più giovani con problemi di abuso di sostanze. L’attività è gestita dai medici del Serd-Servizio Dipendenze. “Ma la situazione è sottovalutata e c’è un divario enorme tra il bisogno reale e le persone che riusciamo effettivamente a valutare”, commenta il direttore del Serd Marco Degli Esposti. Che sottolinea, tra l’altro, il pericolo del poliabuso, della disponibilità di sostanze sempre più pericolose tramite circuiti di rifornimento inediti e dei comportamenti impulsivi che ne derivano.

Il direttore del Dipartimento Emergenza- Urgenza Mario Luppi conferma che “i genitori tendono a rifuggire il problema e a considerare le ubriacature dei figli come bravate occasionali, anche se il personale del Pronto Soccorso assiste in media a 5-6 casi ogni week end”. Secondo i dati registrati dall’ASST di Mantova, nel 2018 solo 53 minori hanno avuto almeno un contatto con il Serd, pari al 2,9 per cento di tutta l’utenza. Solo la punta di un iceberg, rispetto a un sommerso che occorre fare emergere. Come? Tramite un’attività di sensibilizzazione a 360 gradi.

L’ATS promuove, in tutte le scuole di ogni ordine e grado, programmi di prevenzione che sviluppano abilità personali e sociali trasversali a tutte le tematiche di salute, riuscendo a intercettare il 20 per cento degli studenti delle province di Mantova e Cremona. Come precisa Laura Rubagotti, dirigente dell’unità operativa Promozione della Salute e Sviluppo delle Reti: “L’obiettivo è quello di portare i ragazzi a mettere in discussione i propri comportamenti anche attraverso il coinvolgimento dei docenti. Serve un cambiamento radicale affinché la scuola assuma la titolarità nel governo dei processi di salute e il benessere, diventando reale esperienza di vita delle nostre comunità scolastiche”.

Valter Drusetta, educatore professionale e referente per ATS dei programmi scolastici di prevenzione alle dipendenze, fa appello alla necessità di maggiore dialogo tra gli adulti e alle potenzialità educative delle stesse famiglie: “È importante che i genitori siano esempi positivi negli stili di vita e allenatori dei propri figli sugli aspetti educativi. Gli adulti, non solo in famiglia, devono imparare a parlarsi tra loro e a costruire una comunità educante che permetta alla società di essere più forte nell’affrontare questa problematica”.

 

Nell’immagine un’opera di street art dell’artista Millo
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