Vaccinazioni: sì o no? La risposta è nell’evidenza scientifica

Gli studi esistenti depongono a favore di sicurezza ed efficacia.
Tra i vantaggi anche il risparmio per la società

 

di Fabrizia Zaffanella
Direttore Servizio Vaccinazioni
e Giuseppe Lucchini
Servizio Biostatistico Asst di Mantova

 

I vaccini rappresentano l’intervento di sanità pubblica più importante per l’umanità, in quanto hanno determinato una svolta in termini di riduzione della suscettibilità alle infezioni, dei costi sanitari e sociali legati alle malattie infettive e agli eventuali esiti invalidanti, con possibilità di impiegare diversamente le risorse economiche, strutturali e umane. Come dimostrano analisi economiche, investire in prevenzione è vantaggioso, in termini sia di costi diretti, sia di costi indiretti, primi fra tutti sofferenza evitata e morti prevenute.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sottolineato che i costi sostenuti per le vaccinazioni sono spesso ampiamente superati dai risparmi ottenuti grazie ad esse. Uno degli studi migliori sui costi della mancata vaccinazione è stato effettuato proprio nel nostro Paese e riguarda l’epidemia italiana di morbillo del 2002-2003, che con circa 20mila casi notificati comportò una spesa pari a 22 milioni di euro, senza contare l’impatto, in termini di risorse, degli 8 decessi per morbillo occorsi durante tale epidemia, in soggetti di età infantile e adolescenziale. Lo studio più completo realizzato finora è quello dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) che hanno stimato, per ogni dollaro investito in vaccini, un ritorno di 6,8 dollari in costi sanitari diretti (ospedalizzazioni e cure mediche), che sale a 18,4 considerando anche i costi indiretti (tra i quali giorni di lavoro persi e invalidità).

Alla luce della letteratura esistente, basata sull’evidenza scientifica, divengono necessarie alcune precisazioni. 

I vaccini sono molto sicuri. Una revisione sistematica della letteratura (Maglione e altri, “Safety of vaccines Used for Routine Immunization of US Children ; A Systematic Review”. Pediatrics, 2014) sottolinea che “C’è evidenza che qualche vaccino è associato con eventi avversi…questi eventi sono estremamente rari”. Ogni volta che emerge l’ipotesi relativa a un effetto collaterale importante inizia una serie di studi epidemiologici che hanno lo scopo di verificare la fondatezza dell’ipotesi. È tuttavia necessario confrontare questi rischi con i rischi derivanti dalla malattia: per esempio sia il morbillo che la pertosse sono causa di convulsioni con una frequenza enormemente superiore a quella dei vaccini. In più, possono causare danni neurologici gravi e permanenti. 

I vaccini hanno prevenuto lo sviluppo di malattie in centinaia di milioni di persone, immense sofferenze e un numero elevatissimo di morti. Ricerche dell’Università di Pittsburgh (van Panhuis e altri, “Contagious diseases in the United States from 1888 to present”. New England Journal Of Medicine, 2013) hanno concluso che solo negli Stati Uniti, dal 1924, si sono evitate più di un milione di infezioni molto serie. Inoltre, uno studio del 2014 ha sottolineato come solo negli USA, attraverso i vaccini, nel 2009 si sono evitate  42.000 morti premature. 

I vaccini fanno risparmiare un’enorme quantità di denaro nel prevenire spese dovute a malattie evitabili. Un’analisi economica dei vaccini somministrati nel 2014 per i nati nel 2009 (Zhou e altri, “Economic Evaluation of the Routine Childhood Immunization Program in the United States, 2009”. Pediatrics, 2014) ha portato a concludere che, considerando l’intero percorso di vita dei bambini, si prospetta un risparmio di 13 miliardi di dollari in costi diretti e 68 in costi indiretti per la società. 

Nonostante la letteratura scientifica favorevole ai vaccini si trovano frange della popolazione antivacciniste. Tra le tesi o espedienti a cui ricorrono con più frequenza gli antivaccinisti, c’è l’idea che i vaccini contengano mercurio o altre sostanze tossiche (ipotesi poi regolarmente smentite dalle analisi chimiche). Si citano nomi di sostanze chimiche effettivamente presenti, ma omettendo dosi e funzioni delle stesse. Si sostiene che i vaccini non garantiscono il 100 per cento di sicurezza (del resto anche le cinture di sicurezza in auto o qualsiasi azione nella vita di tutti i giorni).

Già nel 1955 c’erano allarmi sui pericoli della vaccinazione contro la poliomelite (introdotta nel 1952)

La connessione vaccinazioni-autismo è stata inoltre una delle bufale più grandi degli ultimi decenni. Il clinico Andrew Wakefield, che aveva sostenuto questa ipotesi, è stato radiato dall’ordine dei medici per avere falsificato i dati utilizzati nella ricerca. Lo studio del 1998 che ha lanciato l’allarme su una possibile associazione tra il vaccino contro morbillo-parotite-rosolia Mpr (measles-mumps-rubella, MMR) e autismo è stato giudicato a posteriori gravemente fallace, tanto che l’articolo è stato ritirato dalla rivista che l’aveva pubblicato.

Anche se le malattie prevenibili con i vaccini sono diventate poco frequenti in molti Paesi, gli agenti infettivi che le causano continuano a circolare. In un mondo globalizzato, questi agenti possono attraversare i confini geografici e infettare chiunque non sia protetto.

 

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