Valvulopoatie aortiche: la protesi è senza suture

Interventi più brevi, riduzione delle complicanze post operatorie.
Diminuisce anche la durata della degenza

di Manfredo Rambaldini
Direttore Cardiochirurgia ASST Mantova

 

L’incidenza della valvulopatia aortica nella popolazione italiana è in continuo aumento a causa del progressivo invecchiamento dei pazienti e dell’incremento dell’aspettativa di vita. Il profilo del paziente valvulopatico è cambiato nel corso degli anni e sempre più spesso vengono riferiti al cardiochirurgo anziani fragili con importanti comorbidità.

Nonostante gli enormi passi in avanti delle terapie mediche, la chirurgia rimane la soluzione terapeutica di scelta nel trattamento della stenosi valvolare aortica calcifica. Nell’ultimo decennio si sono aggiunte nuove armi a disposizione del cardiochirurgo: le protesi valvolari sutureless. Tali dispositivi consistono in valvole artificiali in pericardio animale montate su una struttura (stent) in lega metallica. La peculiarità di queste valvole biologhe è quella di potere essere impiantate nel cuore del paziente senza necessità di suture ma esclusivamente mediante un meccanismo di rilascio autoancorante.

Tale caratteristica consente di accorciare enormemente i tempi complessivi dell’intervento, e addirittura di dimezzare la durata del periodo di circolazione extracorporea durante il quale il cuore viene fermato. Ciò si traduce in un beneficio per il paziente a partire da una riduzione del tasso di complicanze post-operatorie e in una minore durata della degenza in terapia intensiva e in reparto. Riducendo l’invasività dell’intervento questi dispositivi consentono di sottoporre a chirurgia valvolare aortica pazienti sempre più fragili, un tempo giudicati a rischio procedurale proibitivo. È inoltre importante sottolineare come la collaborazione con gli altri specialisti, in particolare i cardiologi dell’area imaging, sia fondamentale nel processo decisionale che porta all’intervento chirurgico, in quanto l’impianto della valvola sutureless richiede una precisa visualizzazione anatomica della radice aortica mediante ecocardiogramma trans-esofageo.

La struttura di Cardiochirurgia dell’Ospedale di Mantova ha adottato ormai da diversi anni questa soluzione terapeutica, posizionandosi ai vertici delle classifiche europee in termini di numero di pazienti trattati. I cardiochirurghi del Carlo Poma sono così in grado di offrire un ampio ventaglio di trattamenti della valvulopatia aortica sempre più a misura del paziente.

Nell’immagine un intervento della struttura di Cardiochirurgia dell’Ospedale di Mantova
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