L’illusione di controllo, i pregiudizi interpretativi, la ‘quasi vincita’, la fallacia di Montecarlo di alcuni meccanismi che si creano nei giocatori
In questo articolo parleremo delle convinzioni magiche che alimentano la voglia di giocare. È stato messo in evidenza ormai da tempo che il pensiero umano ha la necessità di trovare una spiegazione, una regola, una relazione tra eventi anche quando non ci sono elementi di causa ed effetto oggettivi.

Questa modalità, chiamata distorsione cognitiva, è particolarmente presente nei giocatori d’azzardo, senza differenze tra gioco occasionale o patologico (Miller & Currie, 2008; Emond & Marmurek, 2010, Myrseth et al. 2010). Si è visto infatti che la gravità del disturbo non è data tanto dalla presenza-assenza di tali meccanismi, ma dalla pervasività ed invasività di tali distorsioni. Ne esistono di diverse tipologie.
Illusione di controllo
Comportamenti legati all’illusione di poter controllare i risultati utilizzando dei rituali o oggetti fortunati, ad esempio: “L’ultima volta che ho giocato con questa camicia ho vinto quindi oggi sarà lo stesso…”.
Il controllo predittivo
Pensare di poter prevedere l’esito del gioco sulla base delle proprie abilità, ad esempio: “Mi sento quanto la macchinetta sta per pagare..”.
Pregiudizi interpretativi
Inducono a selezionare solo alcune esperienze, in particolare quelle relative alle vittorie a discapito delle perdite, ad esempio: “Mi ricordo ancora quando ho fatto la mia prima vincita importante”;
La “quasi vincita”
Spesso percepita come una perdita sfiorata, è la situazione di gioco in cui si verifica una combinazione che si avvicina a quella scelta dal giocatore, ad esempio: “Ho quasi vinto cinquecento euro, non fosse stato per un numero di differenza!”.
La fallacia di Montecarlo
Il giocatore si convince che ogni puntata sia determinata dai risultati delle puntate precedenti; ad esempio: “Sono convinto che adesso uscirà il rosso, perché il nero è uscito quattro volte di fila”.
In realtà i numeri non hanno memoria, quindi la probabilità di “uscita” è la stessa ogni volta. Riconoscere e lavorare su questi meccanismi è fondamentale perché sono determinanti nel mantenimento dell’atto di gioco. In particolare, in uno studio sulla ristrutturazione cognitiva, dopo 6-8 settimane di trattamento, è stato messo in evidenza che circa l’80 per cento dei partecipanti alle sedute non presentava più il disturbo secondo i criteri del DSM-IV. Gli effetti positivi sono stati mantenuti anche nei 12 mesi successivi (Calbring, Smith, 2008).
Il lavoro terapeutico su questi aspetti patologici è uno degli interventi fatti all’interno del più ampio percorso previsto per il trattamento e la cura del gioco d’azzardo patologico al SerD di Mantova. Per informazioni potete contattare il nostro servizio ai seguenti recapiti: segreteria, telefono 0376435516 – mantovaingioco@asst-mantova.it.
di Giada Castello ed Ylenia Girardi, psicologhe Servizio Dipendenze Asst Mantova