Versi dal carcere: “Noi siamo i nostri occhi pieni di segreti, di sogni, di lacrime della nostra anima”

Anche nel 2024 è stato bandito il Premio nazionale di poesia Terra di Virgilio, promosso dall’associazione mantovana La corte dei poeti nell’ambito del Mantova Poesia-Festival Internazionale Virgilio. Il premio presenta due sezioni: Vita di scienza ed arte, per autori noti ed esordienti; L’ozio degli attivi, riservata a persone ospitate in strutture protette. La poesia dei luoghi difesi e tutelati, altrimenti definita ‘poesia dell’anima’, dà spazio all’espressione lirica di persone che praticano la scrittura come elemento di riscatto, di autocura e di reinserimento sociale. Si riportano qui le poesie di vincitori e segnalati della sezione L’ozio degli attivi, provenienti da case circondariali e strutture di cura e pubblicate nell’antologia del premio.


Pubblichiamo le poesie di due dei partecipanti segnalati, nella sezione L’ozio degli attivi:

 

Leonyll Dela Chica – Frequenta il Laboratorio di Lettura e Scrittura Creativa presso il Carcere Milano – Opera.

 

Noi siamo

Noi siamo
come dei fiori.
Ci piace stare al sole.
È il saluto delle api.

Siamo
come le note musicali:
sotto la pioggia
sappiamo ballare.

Noi siamo
i nostri occhi
pieni di segreti,
di sogni, di lacrime
della nostra anima.

 

Carlo D’Elia – Frequenta il Laboratorio di Lettura e Scrittura Creativa presso il Carcere Milano – Opera.

 

Vijacca paura

Come jo dico che so’ stato licenziato e
che da domani devo da stammene a casa?
A nun fa ‘n cazzo come jo dico?
A cinquant’anni ‘ndo o trovo ‘n antro lavoro?
Chi me se pija? Che je do da magnà?
Che figura ce faccio co’ li mi fiji e co’ mi padre?
Armeno quell’antro ieri sera c’ha avuto er coraggio
d’attaccasse co’ ‘na corda a ‘n trave… e buonanotte…
Maledetto lavoro! M’hai lassato senza dignità.
Me stai s trasformà ‘n vijacco.
Er mutuo e bollette e da magnà?
Maledetto governo e tutti qui fij
de ‘na mignotta che nun fanno che rubà!
Ho faticato ‘na vita e mo me devo da sentì
‘n corpa io, co’ mi moji e li mi fiji…
Me dice: Amo’, vie’ ar letto… Amo’, che c’hai?
Amo’, viemme vicino, parlamo ‘n po’…
E io ciò er senso de corpa, a vergogna
de esse vecchio a cinquant’anni…
Maledetto lavoro, me stai a tojie dignità,
vita e famija… e io ‘n ciò  nimmanco
er coraggio de ‘mpiccamme…
Maledetto lavoro ‘nfame, nemico dell’amore.

 

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