Ostiglia: l’ospedale civile, il ricovero di mendicità Belfanti e l’istituto infanzia abbandonata decentrati all’ente comunale di assistenza e affidati ad una amministrazione unica

Nel 1938 il nuovo ente prevedeva un segretario sovraintendente all’economato che provvedeva ai bisogni quotidiani delle tre istituzioni

In questo e nei prossimi numeri della rubrica ‘Come eravamo’, racconteremo la storia della sanità del Destra Secchia, pubblicando testi tratti dal libro ‘Antichi ospedali nel Destra Secchia dell’Oltrepò mantovano’, di Raffaele Ghirardi (2018, Publipaolini editore), cultore di storia e responsabile delle Attività di cure sub acute dell’ospedale di Borgo Mantovano. Il passato ci aiuta a capire il presente e a costruire il futuro. Continua di seguito la storia dell’ospedale di Ostiglia, dopo le puntate pubblicate sui numeri precedenti del magazine.

Con la legge n. 847 del 3 giugno 1937 ed il successivo Regio decreto n. 1168 del 16 giugno 1938, l’ospedale civile, il ricovero di mendicità Belfanti e l’istituto infanzia abbandonata venivano decentrati all’ente comunale di assistenza ed affidati ad una amministrazione unica, composta da un presidente e quattro membri, nominati dal prefetto di Mantova; le cariche avevano durata di quattro anni. Il nuovo ente prevedeva un segretario sovraintendente all’economato che provvedeva ai bisogni quotidiani delle tre istituzioni.

La progressiva complessità strutturale ed organizzativa nonché la sempre più moderna tecnologia di cui si dotava, faceva sì che l’ospedale di Ostiglia, nell’immediato precedere del secondo conflitto mondiale, fosse un ente che aveva allargato la sua sfera d’azione ben oltre i confini comunali, offrendo i suoi servizi alle comunità di Serravalle a Po, Sustinente, Revere, Pieve di Coriano, Carbonara Po, Quingentole, Borgofranco sul Po ed anche a realtà del vicino Polesine.

Si arrivava ad un numero medio di mille ricoveri all’anno con 23 mila giornate di degenza. Ancora esistevano camere per degenti comuni e per degenti paganti e l’amministrazione stipulava convenzioni con le varie casse mutue dei lavoratori e professionisti.  Durante il secondo conflitto mondiale, il 13 luglio 1944, un bombardamento aereo distrusse pressoché completamente la casa di riposo Belfanti che era stata costruita fin dal 1887 nei pressi del civico ospedale. La stessa sorte toccò all’istituto pro infanzia, anch’esso collocato, dal 1897, presso i locali del vecchio ospedale, poi in sede distaccata.

Diverse furono le vittime e seriamente danneggiata la struttura per cui fu deciso di trasferire degenti, ospiti della casa di riposo ed il personale presso la località Cardinala di Serravalle a Po. L’ospedale, come la casa di riposo, furono restaurati nel dopoguerra; nel 1955 fu eretto, in via Bonazzi, il nuovo istituto pro infanzia. Per queste opere di ricostruzione, accanto al necessario intervento dello Stato, non mancò mai l’apporto della munificenza cittadina. Occorre ricordare in merito il lascito del notaio Renato Gemma di Ostiglia, morto nel 1954. In particolare il Gemma lasciava all’ospedale di Ostiglia il fondo del suo studio notarile costituito da documenti relativi alla sua professione di avvocato, prima, e di notaio, dal 1911.

Non solo documenti da lui redatti ma anche dei suoi avi, tanto che si registrano donazioni, lasciti, rapporti giuridici che risalgono al 1700, al 1600 e fino al 1500. Nel fondo Gemma sono presenti documenti relativi alla Congregazione di Carità, all’Opera Pia Greggiati, al ricovero di mendicità Belfanti e all’ospedale civile. Riguardo a quest’ultimo esiste un registro denominato “Protocollo dell’ospedale dal 1821 al 1849” che include i movimenti patrimoniali dell’ospedale e le attività assistenziali. Il fondo archivistico, oggetto di una recente opera di catalogazione, assieme ad una ricca biblioteca di testi di interesse medico, giuridico, storico e letterario, è depositato presso la biblioteca comunale, secondo un accordo tra azienda ospedaliera “Carlo Poma” di Mantova ed il Comune di Ostiglia.

I busti dello stesso notaio Gemma, di Don Giulio Zapparoli e di Bernardino Ghinosi sono invece allocati presso la sala consigliare. Nel 1959 fu edificato un nuovo padiglione dedicato alla Medicina e fu riammodernato il laboratorio. Alla fine degli anni sessanta l’ospedale era organizzato in un reparto di Chirurgia generale con 65 posti letto, una Medicina generale con 65 posti letto, una Ostetricia e Ginecologia con 35 posti letto con i servizi di Radiologia, Laboratorio analisi e di Anestesia, erano attivi inoltre ambulatori polispecialistici.

Attraverso successive disposizioni legislative che vanno dalla legge Mariotti n. 132 del 1968, alle leggi regionali di riordino della rete ospedaliera lombarda dal 1974 al 1977, alla legge di riforma sanitaria n. 833 del 1978, che prevedeva l’istituzione delle Unità Sanitarie Locali (U.S.L.), il decreto legislativo n. 502 del 1992, con l’introduzione delle aziende sanitarie (A.S.L.), nella realtà dei comuni alla destra del fiume Secchia si arrivò all’accorpamento delle varie realtà ospedaliere presenti da tempo sul territorio: Ostiglia, Poggio-Rusco, Sermide e Quistello, fino alla disattivazione delle stesse e l’inaugurazione del nuovo ospedale “Destra Secchia” di Pieve di Coriano nel 1997.

 

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