Le imprese di Isabella d’Este, viaggio emozionale fra vulnerabilità e forza a Palazzo Ducale

Donne fra violenza di genere e disagi familiari in visita ai luoghi della nobildonna: “Cara Isabella, ci sono gabbie dorate, ma adesso comincio a vivere”

L’iniziativa rientra nel progetto Violenza di Genere: Formiamoci e Fermiamola sostenuto da Regione Lombardia, che vede Asst Mantova come capofila ed è realizzato in collaborazione con Centro Aiuto Alla Vita, Telefono Rosa, Cooperativa Centro Donne, M.I.A., Comune di Mantova.

L’iniziativa ha comportato l’organizzazione di tre visite a Palazzo Ducale, studiate e concordate con le guide del museo, alle quali hanno partecipato donne che hanno attraversato o stanno attraversando un momento di vulnerabilità  legato alla violenza di genere o a disagi  relativi al contesto familiare o di coppia, seguite dai consultori familiari di Asst dai centri antiviolenza della provincia.

Si ringrazia il direttore del museo Stefano L’Occaso che ci ha dato l’opportunità di creare un percorso ad hoc per noi, dal titolo Le imprese di isabella d’este, la coordinatrice Francesca Frati, che ha tenuto il filo organizzativo, non da ultime le guide del Palazzo, in particolare Livia Fenaroli e Federica Ruvolo che ci hanno accompagnato nel percorso.

Arte e salute vanno assieme

Prima di parlare dell’esperienza Le imprese di isabella d’este a Palazzo Ducale vorrei fare una premessa in merito alle ricadute sullo stato di salute fisica e psichica che può avere la cultura.

L’Oms ha pubblicato uno studio in cui viene dimostrato che produrre arte e usufruire di opere artistiche migliora la qualità della vita delle persone. La correlazione tra arte e salute si articola in due parti: il ruolo della cultura nella prevenzione e promozione della salute; un modello integrato di promozione della salute fondato sull’uso di esperienze artistiche e culturali (welfare culturale); il contributo dell’arte nei percorsi di cura di alcune malattie.

L’OMS divide le forme d’arte in 5 categorie: letteratura (scrittura, lettura, partecipazione ad eventi correlati); arti performative (teatro, danza, musica e cinema); arti visive (disegno, pittura, fotografia, design); attività culturali (visitare musei, gallerie d’arte e monumenti, assistere a spettacoli e concerti); arti digitali (animazioni, opere digitali, performance informatiche.)

L’aspetto interessante è che il beneficio ha una ricaduta non solo in chi produce arte ma anche in chi ne usufruisce. Partecipare ad iniziative artistiche, qualsiasi

esse siano, motiva le persone a relazionarsi con gli altri, uscendo quindi dalla solitudine e dall’isolamento.

In Canada e in Belgio i medici hanno iniziato a prescrivere ai pazienti, con una vera e propria ricetta, di andare a vedere una mostra o visitare un museo, tanto da utilizzare il termine “farmaco emozionale” nelle loro ricette mediche. Si è rilevato che visitare un museo aumenta il livello di serotonina, un neurotrasmettitore comunemente noto come “elemento chimico felice”, grazie al quale migliora il nostro tono dell’umore e riduce la quantità di cortisolo, l’ormone che è l’indice del livello di stress.

Apprezzare l’arte e lasciarsi coinvolgere dalla cultura è importante quanto fare gli screening preventivi. Le neuroscienze aiutano a comprendere i meccanismi che sono alla base dell’azione benefica dell’arte sulla salute attraverso le tecniche di neuroimaging.

Esperienza: dalla teoria alla pratica

Poter essere da sole all’interno di Palazzo Ducale è stato vissuto dal gruppo delle 47 donne che hanno partecipato, come un immenso regalo, per il clima magico che si è creato vagando nell’edificio, grazie anche alla splendida narrazione di Livia e Federica, che ci hanno guidato nelle pieghe della vita di Isabella.

Attraverso le storie che abbiamo ascoltato sulla vita della nobildonna, è stato possibile immaginarla, sentire la sua presenza, sollecitando i ricordi personali di ciascuna partecipante, materiale sul quale si è poi lavorato in sala didattica, attraverso l’esercizio di scrittura autobiografica, attivato da alcune mie suggestioni.

Il clima di intimità e di essere “privilegiate” che si è creato nel percorso, ha reso possibile una condivisione dei ricordi personali, ha permesso a ciascuna di scivolare dentro il magazzino della propria memoria e trovare le connessioni con la storia, le difficoltà, le emozioni di Isabella d’Este, che, alla fine, era come se si intrecciassero con le proprie.

In tal senso, possiamo pensare che il valore aggiunto dell’esperienza effettuata sta nel non aver reso le partecipanti semplici fruitori passivi del percorso, ma soggetti attivi che, attraverso l’uso della scrittura autobiografica e delle sollecitazioni attivate dalla visita, hanno potuto attivare una piccola rielaborazione di parti della propria storia, condividendola in gruppo.

Possiamo concludere con una citazione di A. Baricco “la meraviglia è bellezza e stupore, è una crepa, una soglia. È uno dei momenti dell’umano che trovo delizioso, un momento di grande leggerezza”.

Di eseguito riportiamo alcune testimonianze delle donne che hanno partecipato all’iniziativa:

Ci sono gabbie dorate, ma sempre gabbie restano, mi chiedo se le sue parole in questa gabbia dorata fossero parole leggere ma soprattutto autentiche…non tutto ciò che luccica è oro.

Il giardino privato di Isabella mi ha suscitato bellezza, ma nello stesso tempo tristezza, solitudine; lo studiolo di Isabella, un posto di meditazione, introspezione che a volte nelle nostre giornate mancano.

Adesso comincio a vivere; un lavoro una casa, una libertà e la consapevolezza di aver quasi superato il passato; il brutto muro del passato; prima il vivere è stato solo una gran fatica.

La mia impresa è stata il mio contributo alla storia: il mio essere attiva e non passiva; l’esempio a mia figlia, le amicizie che curo.

La cosa che mi avvicina ad Isabella è la sua curiosità, la voglia di sperimentare “fregandosene” dell’opinione degli altri.

Mi piace, come a Isabella, scoprire, inventare, raggiungere obiettivi, mettermi alla prova, lottare sempre. 

E poi alcuni pensieri rivolti a Isabella:

Cara Isabella, ho visitato le tue stanze e sono rimasta affascinata da tanta bellezza. Ho cercato di immaginarti trascorrere il tempo in questo luogo; camminare nel giardino. Mi sarebbe piaciuto conoscerti, parlarti e scambiare le sensazioni, le preoccupazioni, i pensieri. Forse ci troveremo un giorno?

Cara Isabella, mi chiedo quanto e se tu ti fossi mai sentita sola in quel silenzio tanto cercato forse ancòra di un amore mal ripagato; ma hai creduto, hai voluto credere che fosse possibile a tutti i costi e forse l’unico modo per sentirlo era stare nel tuo silenzio, nel silenzio tutte le tue parole.

Di Roberta Pasotti, assistente sociale Asst Mantova

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