Alzheimer e depressione, gli abbracci e le carezze che modificano il Dna

Il geriatra Renato Bottura racconta in un libro i sette pilastri della prevenzione, attiva l’ambulatorio della longevità e prepara, insieme alla Neurologia di Asst, la città amica della demenza

Le carezze modificano il Dna. Chi più di Renato Bottura testimonia questa verità scientifica? Il medico che abbraccia, bacia, coccola gli ospiti della casa di riposo dove lavora da oltre quarant’anni. Una scelta che rifarebbe senza esitare. Perché la sofferenza spiazza, interroga, destabilizza. Ma è anche un richiamo forte a qualcosa che va oltre, sfocia in una dimensione metafisica: “Ti chiedi perché proprio a lui, a lei. Eppure, la malattia colpisce la nostra parte più intima. Fa scattare in chi si prende cura il desiderio di dare il meglio di sé”.

Renato Bottura

Il geriatra si fa strada fra le corsie della Fondazione Mazzali di Mantova portando sotto la divisa bianca scorte di dolcezza, umanità, empatia per aprire le porte chiuse delle malattie degenerative. Che impoveriscono le capacità cognitive, ma non intaccano il cuore dell’emotività. A testimoniare che il cervello può deteriorarsi, però l’anima resiste. Rimane intatta: “Personale sanitario, caregiver, familiari devono tenere conto del patrimonio emozionale di chi hanno di fronte, consapevoli che lo condizionano con il loro modo di essere. L’umore del malato rispecchia il nostro. Il successo terapeutico non è la guarigione, ma la qualità di vita”.

Così ripete l’uomo dei sorrisi messi sulle bocche di chi soffre nel suo libro ‘Prevenire l’Alzheimer e la depressione’. Ultimo di una lunga serie inaugurata nel 1989 con ‘Letti a rotelle’. Tante pagine in viaggio fra le nebbie della mente, il senso religioso che pervade ogni gesto dell’autore, la lunga esperienza nel profondo dell’Africa povera e bisognosa di aiuto. Abitualmente raggiunta e presa per mano insieme agli altri volontari dell’associazione Colibrì.

Renato Bottura, indomito camice caro al mondo mantovano e oltre, posa le dita e il palmo sul suo volume quasi fosse un vangelo: “Prevenire l’Alzheimer e la depressione è possibile, mi prendo tutta la responsabilità di questa affermazione. Serve un approccio olistico, muoversi con largo anticipo, mantenere uno stile di vita adeguato nella fase precedente all’insorgenza della malattia. Invecchiare bene”.

Da questa convinzione è nato, all’interno della struttura di via Trento, l’ambulatorio della longevità. Dove si applicano i sette pilastri della prevenzione raccontati nel volume, da perseguire fra i 50 e i 75 anni. Poiché le alterazioni del cervello subentrano con vent’anni di anticipo rispetto alla manifestazione della patologia. La familiarità è un tema che può angosciare, anche se interessa una percentuale molto bassa di pazienti. Si tratta di casi rari, soprattutto precoci, con insorgenza fra i 50 e i 55 anni: “Recentemente l’epigenetica ha dimostrato che lo stile di vita e l’ambiente esterno hanno il potere di modificare il patrimonio genetico. Un abbraccio a un paziente a volte vale di più di una terapia farmacologica”.

Ed ecco le regole d’oro: attività fisica costante, dieta mediterranea, buon sonno e attività antistress – yoga e meditazione, hobbies – contrasto dei fattori di rischio cardiovascolare, relazioni umane significative, riserva cognitiva che ha a che fare con il grado di scolarizzazione o comunque con la cultura personale, ricerca di un senso del vivere.

L’ultimo sogno del medico vulcanico è la ‘città amica della demenza’. Sogno molto vicino alla realtà, visto che il progetto si sta delineando nell’ambito della rete delle demenze, coordinata dal direttore del reparto di Neurologia di Asst Mantova Alfonso Ciccone: “Un modello già sperimentato in molti agglomerati urbani, che tende a minimizzare lo stigma. Prevede la formazione delle figure chiave del quartiere o della città. Il vigile, il parrucchiere, il panettiere l’edicolante. Queste persone, debitamente istruite, possono dialogare con il malato, comprendere meglio la sua condizione, riaccompagnarlo a casa se si perde. E farlo sentire meno solo”.

di Elena Miglioli, responsabile Area Ufficio Stampa e Comunicazione Asst Mantova

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