Arte e salute, l’innovazione sociale del Center for Arts in Medicine

Si è tenuto a maggio in Florida l’’Arts in Health intensive 2023’ del, un momento di aggiornamento per i professionisti

Da oltre vent’anni, professionisti da ogni continente arrivano nel mese di maggio all’Università della Florida per una breve e intensa esperienza di aggiornamento, l’’Arts in Health intensive 2023’ del Center for Arts in Medicine.

Il centro, eccellenza internazionale nella ricerca come nella formazione, è stato fondato nel 1995, primo nel mondo per il suo focus sulla relazione tra le arti e la salute. Con partnership istituzionali, pubbliche e private, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, conduce progetti sulle sfide sociali.

Tra questi ‘ONOP-One Nation One Project’ con cui sta studiando l’impatto della partecipazione a esperienze artistiche sulla coesione sociale della popolazione in 18 diversi luoghi degli Stati Uniti. La finalità del progetto è far collaborare governi locali, enti sanitari e culturali alla realizzazione di programmi artistici volti a promuovere resilienza e coesione sociale nelle comunità, muovendo cooperazione, favorendo nuove narrazioni, spezzando le diseguaglianze di opportunità, di esperienza che sono alla base di quelle di salute. ONOP, non solo si occupa di ricerca e valutazione, ma anche di scouting delle opportunità, di match tra bisogni/desideri della comunità e pratiche artistiche, di accompagnamento metodologico e curatoriale, nonché delle strategie di comunicazione e networking.

Center for Arts in Medicine: un’eccellenza internazionale 

Di forte ispirazione è la modalità di sviluppo di numerosi progetti di ricerca in cui docenti e studenti lavorano insieme in laboratori. Ne è esempio EpiArts lab, in partnership con il dipartimento di Social Behaviour dell’UCL University of College of London, condotto da Daisy Fancourt, autrice del report pubblicato nel 2019 da Organizzazione Mondiale della Sanità What is the evidence on the role of the arts in improving health and well-being?. EpiArts, basandosi su un modello di studio condotto in UK, esplora – negli Stati Uniti – l’impatto delle arti e della partecipazione culturale sugli esiti di salute attraverso analisi epidemiologiche. La ricerca, internazionale, ora si sta orientando sullo studio della prescrizione sociale per delineare un modello di intervento da adottare negli Stati Uniti. Il laboratorio sta inoltre lavorando, in modo partecipato, alla creazione di un set di standard condivisi su alcune priorità di salute pubblica (razzismo, traumi collettivi, salute mentale e patologie croniche) rispetto alle quali sviluppare e utilizzare valori e criteri per poter valutare l’impatto delle esperienze artistiche.

Il centro offre inoltre percorsi di formazione universitaria, come il corso magistrale biennale in Arts in Medicine e i programmi in digitale di Arts in Medicine e in Arts in Public Health, le cui peculiarità sono una modalità flessibile e ibrida (parte in presenza e parte online) che consente la compresenza di studenti e di professionisti, ma soprattutto la composizione interdisciplinare degli studenti che provengono dai più diversi corsi di laurea, da quelli artistici a quelli dell’area psicologica, biologica e di salute pubblica. Queste proposte formative dimostrano la necessaria profonda integrazione tra il settore artistico-culturale e quello sanitario, già dall’alta formazione, in un unico percorso.

Il Center for Arts in Medicine fin dalla sua nascita si dedica inoltre alla ricerca-azione, progettando esperienze artistiche per promuovere la salute, tanto in contesti sanitari quanto di comunità.

Il programma più strutturato è ‘Arts in Medicine’, nato oltre 20 anni fa in collaborazione con l’ospedale a cui è connesso per portare nella quotidianità le arti nei luoghi della cura ospedalieraSedici artisti (musicisti, pittori, poeti, danzatori) collaborano intensamente con il personale dell’ospedale per individuare e accompagnare i pazienti in esperienze di espressione creativa che hanno una valenza terapeutica, ma senza essere connotate come arte terapia.

Il Centro promuove anche iniziative nella comunità per la promozione della salute e l’inclusione sociale, quali percorsi settimanali di danza per persone anziane o con disturbi neurodegenerativi ed esperienze di arte visuale realizzate con persone di tutte le abilità. Di notevole rilievo a livello nazionale il programma realizzato con il Center for Disease Control and Prevention per promuovere, anche attraverso le arti, la fiducia nei vaccini.

Arts in Health intensive week: i progetti più interessanti

Nella recente Arts in Health intensive week queste esperienze sono state condivise con i partecipanti, che sono stati coinvolti in momenti di formazione e riflessione trasversali sui metodi di ricerca, sui percorsi di sostenibilità, sulla scrittura dei progetti, con grande attenzione al benessere dei curanti, alla dimensione umana, ancor prima che professionale.

Da una analisi del sito web del Centro, dalla mole di azioni e pubblicazioni autorevoli, emerge l’immagine di una solida e grande organizzazione, che si può immaginare dotata di innumerevoli risorse umane ed economiche. Arrivando nella sua sede fisica, si comprende come la struttura organizzativa sia snella: uffici piccoli, strutturati per la condivisione, una ventina di membri tra docenti, staff e artisti.

L’esperienza del Center for Arts in Medicine, oltre ad essere un punto di riferimento, ispira all’azione e dimostra che con un sistema strutturato di collaborazioni, coltivando relazioni con il territorio e le sue comunità, si possa generare grande impatto sociale.

Al momento non esistono centri analoghi, così interdisciplinari e radicati sia nell’università che nel territorio, in Europa, ma anche negli Stati Uniti. Di grande auspicio e potenzialità è la sezione di ricerca ‘Arts and Health’ da poco fondata all’interno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Region Europa, a dimostrazione di un avvenuto riconoscimento del valore dell’integrazione tra il settore artistico-culturale e quello sanitario.

Un forte segnale arriva dall’Italia. L’Università degli Studi di Chieti-Pescara ha di recente annunciato la nascita del centro interdipartimentale BACH- Biobehavioural Arts and Culture for Health, Social Cohesion and Sustainability, che, da una prospettiva multidisciplinare, studierà gli effetti delle esperienze artistiche e culturali a livello epigenetico, neuro-endocrino, neuro-cognitivo, neuro-affettivo e bio-comportamentale.

Questa realtà, la prima nel paese in ambito universitario, non solo recluterà competenze scientifiche e umanistiche dei suoi dipartimenti, ma si connetterà con soggetti istituzionali internazionali quali Università, OMS e OCSE, anche in vista dello sviluppo di partenariati strategici per scambi di ricercatori, azioni congiunte su una nuova agenda della ricerca e uno sviluppo delle politiche, basato sulle evidenze. Rigore metodologico, competenze ibride, nuove professionalità sono le parole chiave per favorire l’estensione sistemiche, oltre le epifanie di progetto, di una rinnovata alleanza tra cultura e salute.

L’articolo è tratto da: www.ibsafoundation.org

 

A cura di Catterina Seia, co-founder e presidente CCW-Cultural Welfare Center, e Marta Reichlin, PhD candidate Università Cattolica del Sacro Cuore

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