L’artista Samuele Gamba racconta il suo disturbo in tele piene di colori e lettere in libertà: “Contengo moltitudini. Sono molto di più della mia malattia”
Il disegno di una scrivania appena accennata, una linea che non chiude. Di là dalla scrivania, in ordine sparso, le lettere che compongono il suo nome. Di qua, dalla parte di chi riceve il dono, le stesse lettere rimescolate. Però stavolta indecifrabili. Provenienti da un alfabeto sconosciuto. Con un autografo così, Samuele Gamba ti fa già entrare nel suo mondo. Barcolli un po’ mentre l’artista ti guida nell’interpretazione della dedica, abbozzata sulla prima pagina del libro che ha pubblicato nel 2018: Rendere visibile l’invisibile. La dislessia ve la spiego dipingendo. Il volume è manifesto di una poetica, testimonianza del ricorso all’arte come una compagna, un modo di raccontarsi, uno strumento per trasformare il disagio in bellezza. Il testo si apre con una citazione di Albert Camus, che a pronunciarla fa il rumore di una chiave quando gira nella serratura della porta per aprirla: “Se il mondo fosse chiaro, l’arte non esisterebbe”.
Queste pagine sono un vortice di colori e forme in cui galleggiano numeri e parole che hanno l’aria di un codice segreto. Le tele di Samuele, 25enne mantovano, contengono una storia che ha infiniti piani di lettura. Vengono dai libri di scuola e dai quaderni dei compiti, perché è lì sopra che il ragazzo ha iniziato a disegnare. Una necessità, un’urgenza, un atto di riparazione: “Sono dislessico, discalculico, disgrafico e disortografico, insomma ce le ho tutte!”.
Il suo disturbo, di grave livello, gli è stato riconosciuto dalla maestra dell’asilo per poi essere diagnosticato dai professionisti della Neuropsichiatria Infantile di Asst Mantova: “A 7 anni è arrivata la certificazione, anche quella ben presto tradotta in un’opera d’arte intitolata Nonostante tutto. Perché io sono molto di più rispetto alla mia malattia”.
Dopo la diagnosi inizia per Samuele un percorso di riabilitazione. Gli scogli sono tanti, a partire dalla scuola: “Non ho potuto frequentare il liceo artistico, perché mancava un’organizzazione adatta a supportarmi. Così ho optato per gli istituti Santa Paola. Pure lì ho dovuto scegliere di studiare da aiuto cuoco, scartando altri corsi che sentivo a me più vicini a causa del mio disturbo. Nel frattempo, studiavo fotografia in autonomia e pittura con il maestro reggiano Franco Bonetti”.
Nel 2017 i dipinti del mantovano vengono esposti in una prima mostra dal titolo Contengo moltitudini, organizzata all’Università di Bologna in occasione del ventennale dell’Associazione Italiana Dislessia: “Contengo moltitudini è un aforisma di Walt Whitman che trovo molto appropriato, significa che ciascuno ha dentro di sé tante persone”. L’artista ha poi portato alla Samsung Smart Home di Milano la monografica Le 12 fatiche di un dislessico. Ha inoltre illustrato la copertina dell’antologia del premio letterario Una Città Che Scrive ed è stato presente a una delle edizioni del festival Segni di Infanzia, con i suoi quadri in piazza Broletto a Mantova.
Tra i progetti in corso, quello in collaborazione con Francesco Riva, classe 1993, autore di teatro e attore che ha trasformato la sua tesi – un monologo sull’esperienza scolastica di un bambino dislessico – in uno spettacolo dal titolo DiSlessiA…Dove Sei Albert? da cui è nato anche un libro. Francesco si sta esibendo nei teatri italiani: “Io realizzo gli sfondi per la scenografia delle sue recite. Se non fossi stato dislessico non sarei diventato artista. Forse avrei fatto l’avvocato per imparare a difendere attraverso l’arma della parola. Per me dipingere è trovare quel particolare che emerge dal caos e che la parola, appunto, non riesce a esprimere”.
di Elena Miglioli, responsabile ufficio stampa e comunicazione ASST di Mantova