Tac, l’ottimizzazione della dose è orientata per genere

La nuove tecnologie consentono di ridurre l’esposizione e diversificare i protocolli

Chiara Ferrari

Le radiazioni ionizzanti sono impiegate con grande successo per la diagnosi e la terapia fin dalla loro scoperta. Il loro enorme potenziale nel campo della medicina è stato subito compreso e sono nati settori specialistici come la radiodiagnostica e radiologia interventistica, la medicina nucleare e la radioterapia. Le radiazioni sono inoltre utilizzate in modo complementare in molti ambiti medici, dall’odontoiatria alla cardiologia. Eppure sono un fattore di rischio riconosciuto per l’induzione dei tumori, per questo è importante che la quantità di radiazioni assorbita dal corpo umano sia dosata in modo controllato affinché i benefici ottenuti superino ampiamente i rischi. Uno dei compiti principali del fisico medico è proprio garantire questo equilibrio, ottimizzando la qualità diagnostica delle immagini radiologiche e di medicina nucleare pur mantenendo la dose controllata e, nei trattamenti di radioterapia, progettando come colpire il tumore con la dose terapeutica preservando i tessuti sani.

In queste attività sta emergendo una crescente attenzione verso le differenze di genere. Infatti è noto che la risposta biologica degli individui alle radiazioni dipende anche dal sesso e le evidenze epidemiologiche mostrano che le donne presentano un rischio a lungo termine maggiore degli uomini.

Nelle pratiche radiodiagnostiche e radioguidate che possono erogare un’alta dose di radiazioni come gli esami Tac, di radiologia interventistica e di medicina nucleare, lo sviluppo di metodiche che tengano conto della differenza di genere è la nuova frontiera di ottimizzazione dosimetrica, in aggiunta a quelle già consolidate di risparmio degli individui della popolazione riconosciuti più vulnerabili, i bambini e le donne in stato di gravidanza.

Nelle apparecchiature Tac gli avanzamenti tecnologici hardware e software oggi consentono l’esecuzione di esami a dose globalmente più bassa rispetto al passato anche con superiore capacità diagnostica, e sono possibili procedure in grado di aggiungere ulteriore risparmio dosimetrico in presenza di organi a rischio. L’utilizzo di computer di elevata potenza permette la ricostruzione delle immagini a bassa dose con algoritmi intelligenti per migliorarne la qualità. In aggiunta ci sono programmi per la modulare della quantità e qualità delle radiazioni in base all’effettiva corporatura del paziente e alla presenza di organi più sensibili alle radiazioni. Il fisico medico ha il compito di verificare la loro efficacia e sicurezza, e di sviluppare protocolli per ottimizzare il loro utilizzo, prevedendo anche la diversificazione per genere del paziente.

Nell’ASST di Mantova sono presenti tre Tac 128 strati che sfruttano le recenti possibilità tecnologiche offrendo prestazioni a bassa dose nei reparti di Radiologia e Neuroradiologia di Mantova e Borgo Mantovano e al Pronto Soccorso di Mantova. La presenza del software Odm (Organ Dose Modulation) per gli organi critici permette l’esecuzione di esami del torace nelle donne riducendo l’esposizione al seno fino al 30 per cento, capacità particolarmente importante perché il tessuto mammario femminile è più radiosensibile di quello maschile.

È sicuramente un passo concreto verso il riconoscimento delle differenze di genere nell’ambito della ottimizzazione delle prestazioni radiologiche, con una metodica applicabile alle pazienti in modo semplice e sicuro. Più in generale, Asst Mantova è impegnata nella valorizzazione della medicina di genere nell’ambito di un gruppo di lavoro dedicato – all’interno del Cugi (Comitato unico di garanzia) – composto da professionisti di varie discipline.

Di Chiara Ferrari, fisico medico struttura Fisica Sanitaria

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