Allergie, alla scoperta della terapia desensibilizzante: “Buttiamo via i fazzoletti”

Mamma di un ragazzo allergico decide di scrivere un libro, già successo editoriale, dopo avere conosciuto per lavoro e sperimentato la cura. Il suo appello: “Non rassegnatevi ai sintomi, si può guarire”

Sabrina De Federicis

Un’avventura editoriale frutto di un’esperienza personale e professionale. Già il titolo del libro parla di una liberazione: ‘Buttiamo via i fazzoletti’. L’autrice è Sabrina De Federicis, country manager dell’azienda farmaceutica Hal Allergy. Che ha voluto mettere a disposizione del “popolo numeroso e silente degli allergici” il suo nutrito bagaglio di vita vissuta e sapere scientifico. Il volume è stato pubblicato in aprile e oggi è un best seller nel settore Amazon medicina: si può scaricarlo da un sito web dedicato, che conta ormai 4.000 iscritti, oppure riceverlo via mail o in formato cartaceo. Gratuitamente. “Perché lo scopo non è il guadagno, ma fare cultura”, precisa Sabrina de Federicis. Che racconta come è possibile liberarsi davvero dei fazzoletti. E da tanti altri impedimenti.

Come è nato il suo libro?

Mio figlio ha avuto il suo primo broncospasmo a sei mesi. Da quel momento sono stata catapultata nel mondo delle allergie. Mi muovevo costantemente con una borsa piena di farmaci, dall’antistaminico al cortisonico. E l’eventuale prospettiva del pronto soccorso. Convivere con le allergie non è semplice. Una sequela infinita di no: alle scampagnate, ai giochi nel parco, ai peluches e alle case degli amici che ne hanno, agli sport all’aria aperta, a tende o tappeti. Privazioni apparentemente semplici, ma che invalidano la qualità della vita e la socialità. Non solo della persona con allergie, ma di tutta la famiglia. Ho cercato per anni una soluzione diversa dagli antistaminici o cortisonici che si rivolgono al sintomo, lo placano momentaneamente, ma non curano la patologia. Nel momento della loro sospensione il sintomo si rimanifesta in pieno, l’allergia progredisce inesorabile e può diventare asma.

Che ruolo ha avuto la sua professione nella scelta di scrivere?

Ho iniziato a lavorare in una azienda farmaceutica che produce terapie desensibilizzante per le allergie da inalanti. Ho potuto conoscere da vicino la ricerca, la qualità, l’efficacia della terapia e ho scoperto che era l’unica terapia riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità come curativa, perché agisce sul sistema immunitario inducendolo a modificare la sua risposta verso le sostanze come gli allergeni, che lui considera estranee. Ho approfondito molto l’argomento, volendo scegliere questa strada per mio figlio. Sono davvero felice di averlo fatto. Mio figlio non ha più i disturbi che gli impedivano di godere di una semplice passeggiata a villa Borghese. In questi anni di disagi ho visto tanti malati che accettano la loro condizione come un destino segnato a cui potersi solo rassegnare. Non c’è la consapevolezza che esista una possibilità di essere curati. Per questo ho deciso di dedicarmi a un testo divulgativo che raccontasse in modo chiaro, facile e anche divertente la storia di una terapia che vive da Cenerentola, ma dovrebbe essere una principessa, in quanto affranca il paziente da tante limitazioni e dal rischio di asma.

In cosa consiste la terapia desensibilizzante, a chi può essere somministrata e come ha cambiato la sua storia familiare?

Esiste da quasi cento anni, ma non ha ricevuto l’attenzione che merita. Utilizza un meccanismo noto fin dall’antichità, quando Mitridate, re del Metaponto, per paura di essere avvelenato assumeva piccole dosi di veleno per abituare il corpo. Mentre i sintomatici o anche gli innovativi biologici creano un blocco a diversi livelli della cascata infiammatoria, la terapia desensibilizzante comunica con il sistema immunitario facendogli conoscere le particelle che lui considera inspiegabilmente dannose per noi e verso le quali reagisce in modo abnorme. Si assumono piccolissime quantità della stessa sostanza che provoca la reazione allergica. Ecco perché è una terapia lunga che richiede costanza e disciplina. Dura almeno tre anni, che però sono solo il 4 per cento di una vita media di 80 anni. Ne vale la pena. Mi piace sottolineare che pur essendo una farmacoterapia, la materia grezza è proprio la natura stessa: si raccolgono le graminacee, la betulla, l’olivo, la parietaria, gli acari, i peli di cane e gatto e così via. Tale materia grezza va in laboratorio per essere poi purificata e per essere tradotta in farmaco adatto alla somministrazione. Si parte dalla natura per tornare alla natura.

Perché tante persone, come è accaduto a lei, devono compiere un lungo viaggio prima di arrivare a questa soluzione?

L’odissea dipende dalla scarsa conoscenza delle allergie e della terapia stessa da parte dei medici curanti e dei pediatri. Infatti, ai primi sintomi si dovrebbe consigliare lo specialista allergologo che è l’unico ad avere una visione d’insieme delle allergie e a stabilire la corretta terapia desensibilizzante per la persona. ‘Butta via i fazzoletti’ ci dice che possiamo curare con successo la patologia. Gli allergici considerano l’allergia più un fastidio che una malattia, perché, apparentemente, non mette a repentaglio la vita. Un errore. In quanto l’attacco violento può provocare anche uno shock anafilattico. Le punture di api e vespe possono essere mortali. L’asma è un punto di non ritorno.

Elena Miglioli è il direttore del periodico Mantova Salute, responsabile dell’Area Ufficio Stampa e Comunicazione di ASST Mantova. Giornalista professionista, scrittrice, poetessa. Ama tutte le forme d’arte, ma mette la musica (classica) al primo posto.

2 Commenti
    1. Gentile Antonio,
      grazie del riscontro. Speriamo che possa essere d’aiuto per molte altre persone con questa problematica.

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