Noduli tiroidei, approccio multidisciplinare

Colpiscono fino al 60 per cento della popolazione, il 5-7 per cento sono maligni, un numero in aumento

Roberto Olivetti

La patologia nodulare tiroidea viene trattata da ASST con professionalità e aggiornamento continuo, secondo le più recenti linee guida internazionali, da un’equipe multidisciplinare composta da endocrinologo, radiologo, medico nucleare, anatomo-patologo, oncologo e chirurgo. Il fine ultimo di tutta la diagnostica è identificare le lesioni maligne. L’equipe multidisciplinare gestisce anche i controlli, ovvero il follow-up successivo.

Questa malattia è fra le più frequenti: può riguardare fino al 50-60 per cento della popolazione generale. Circa il 5-7 per cento dei noduli tiroidei possono essere di natura maligna. L’incidenza dei tumori maligni tiroidei è aumentata negli ultimi anni, nonostante la mortalità sia rimasta sostanzialmente invariata, probabilmente in relazione al miglioramento delle tecniche diagnostiche che hanno permesso di identificare la patologia tumorale in un stadio precoce, suscettibile di un trattamento efficace.

Barbara Presciuttini

Il primo step dell’approccio diagnostico è rappresentato dall’ecografia tiroidea il cui obiettivo sarà quello di identificare le formazioni nodulari e di fornire informazioni morfologiche utili ai fini della caratterizzazione di natura e della successiva scelta diagnostica. Il secondo step dopo l’esecuzione dell’ecografia tiroidea è rappresentato dalla valutazione funzionale mediante dosaggio del TSH-riflesso. In caso di iperfunzione ghiandolare si pone il sospetto per la presenza di un’autonomia funzionale tiroidea e pertanto si rende necessaria l’esecuzione di una scintigrafia tiroidea. Il successivo step diagnostico è rappresentato dall’esame citologico mediante agoaspirato ecoguidato tiroideo.

Il rischio di tumore andrà definito, prima dell’esecuzione dell’agoaspirato, sulla base dei risultati dei precedenti esami diagnostici (ecografia, dosaggio del TSH, eventuale scintigrafia tiroidea, dosaggio della calcitonina) e di dati anamnestici (familiarità per neoplasie tiroidee o endocrine, pregressa irradiazione del collo, esposizione professionale o ambientale a radiazioni ionizzanti, crescita del nodulo). Il servizio di Anatomia Patologica del Carlo Poma mette a disposizione la tipizzazione molecolare di mutazioni genetiche identificabili in alcuni noduli tiroidei, specifiche per un particolare tipo di tumore tiroideo.

Il paziente, una volta eseguito l’agoaspirato tiroideo, ritornerà dallo specialista ambulatoriale che definirà il percorso diagnostico e terapeutico sulla base del risultato degli esami.

L’identikit dei carcinomi

Il percorso diagnostico può portare a identificare i seguenti carcinomi tiroidei: papillare; follicolare; midollare; anaplastico. Il paziente con diagnosi istologica di carcinoma differenziato della tiroide (papillare o follicolare) verrà inviato, quando necessario, all’ambulatorio di Medicina Nucleare, dove lo specialista provvederà a definire l’eventuale trattamento adiuvante radiometabolico. Le forme midollari e anaplastiche, che non sono responsive al trattamento con radio iodio, saranno gestite dall’oncologo per la chemioterapia di supporto. Il trattamento con iodio radioattivo sfrutta la caratteristica delle cellule tiroide di captare lo iodio. In ogni intervento chirurgico di tiroidectomia, proprio per le caratteristiche stesse della ghiandola tiroidea, è inevitabile che rimangano in sede alcuni gruppi di cellule tiroidee. Nel dubbio, si sfrutta la tecnica del radioiodio: i residui di cellule capteranno lo iodio, la cui radioattività comporterà la necrosi delle cellule stesse (siderazione) e quindi in definitiva la guarigione dalla patologia.

Dopo l’intervento di tiroidectomia e di eventuale siderazione del residuo, il paziente dovrà osservare un follow up di almeno 5 anni, con una prima scintigrafia di controllo dopo un anno dalla siderazione per escludere eventuali recidive, un periodico controllo ecografico, il mantenimento di una terapia integrativa ai limiti dell’ipertiroidismo con il controllo frequente della Tireoglobulina, associata agli anticorpi antitireoglobulina, markers fedeli della libertà dalla malattia.

A cura di Roberto Olivetti, responsabile struttura Endocrinologia Asst Mantova, e degli endocrinologi Barbara Presciuttini, Teresa Turino e Maura Bosi

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