I sintomi del climaterio variano da persona a persona e possono essere pesanti, ma una donna su cinque sta bene. Da rivalutare la terapia ormonale, a lungo demonizzata. Stile di vita e screening sono importanti
di Paolo Zampriolo
Direttore Ostetricia e Ginecologia Mantova
Le donne italiane vanno in menopausa a un’età media di 50,8 anni. Nel tempo, per vari motivi, fra cui il miglioramento generale dello stato di salute e il benessere economico, l’età della menopausa si è spostata in avanti. Quando si manifesta fra i 45 ed i 55 anni, è un evento naturale nella vita della donna che contrassegna il termine del periodo procreativo. In realtà il decadimento della fertilità avviene anni prima; gravidanze spontanee dopo i 45 anni sono rare e ancor più infrequente è la loro prosecuzione fino alla nascita del bambino. Se l’attività ovarica si prolunga con il mantenimento dei cicli mestruali, più o meno regolari, oltre i 55 anni non è un problema e oggi constatiamo che non poche donne vanno in menopausa tardi, a 57-58 anni. Ben venga questo prolungamento a patto che siano escluse patologie genitali nel caso in cui possono essere erroneamente interpretate come mestruazioni sanguinamenti genitali dovuti a patologie organiche neoplastiche o non.
La menopausa anticipata prima dei 45 (prematura) o anche dei 40 anni (precoce) è da considerarsi una patologia, un qualcosa di non fisiologico e come tale, in linea di massima va trattata con un supporto ormonale tendenzialmente fino ai 50 anni. Tra i sintomi più frequenti le vampate di calore, l’insonnia, l’instabilità dell’umore, le artralgie ricorrenti, la sensazione di tensione mammaria e addominale con l’impressione di gonfiore e ritenzione idrica. Molto frequenti, quasi immancabili, le alterazioni del ciclo mestruale che spesso diviene irregolare con tendenza all’allungamento del periodo fra una mestruazione e l’altra. Più della metà delle donne italiane ha almeno un sintomo importante, il 10 per cento ha oltre 5 sintomi. Una donna su cinque sta assolutamente bene, anzi talvolta molto meglio di quando c’era il ciclo mestruale.
Con il progressivo allungamento della vita media, la donna trascorre più del 40 per cento della propria vita in un regime di deprivazione ormonale. Si manifestano pertanto in misura numericamente enorme i problemi tipici della postmenopausa, ovvero gli esiti degenerativi della mancanza di ormoni sessuali, in primis le distrofie genitourinarie e l’osteoporosi. A questo peggioramento dei tessuti e degli organi ormonosensibili fa riscontro l’esigenza di mantenersiin forma, attive dal punto di vista fisico, sessuale. Dato che l’età media della pensione si è spostata sensibilmente in avanti, molto spesso la donna trascorre i primi 10 anni di menopausa al lavoro.
Osserviamo per esempio foto di donne sessantenni o settantenni del dopoguerra, vediamo un impressionante cambiamento per cui le donne di oggi sono molto più giovani e giovanili. La menopausa può essere una importante occasione per un controllo ginecologico corredato dall’ecografia (anche transvaginale) e per lo screening mammografico che già dovrebbe iniziare dopo i 40 anni e che diviene imperativo oltre i 50.
Il pap test va proseguito fino ai 65 anni. Ma è parimenti importante “approfittare” del controllo perimenopausale per affrontare e correggere eventuali stili di vita sbagliati. La tendenza al sovrappeso e gli inevitabili cambiamenti più o meno marcati della morfologia corporea possono essere combattuti con una corretta alimentazione associata ad attività fisica adeguata. Basta una bella passeggiata 3-4 volte alla settimana. Posteggiare l’auto un po’ più distante dal luogo di lavoro, rispolverare la bicicletta o fare qualche rampa di scale rinunciando all’ascensore. Qualche fortunata nonna può sbizzarrirsi nella rincorsa del nipotino. Anche i corsi in palestra o in piscina non mancano, basta ritagliarsi un’oretta di tempo libero due-tre volte la settimana. Anche il ballo può essere una piacevole e salutare opzione. Inutile dire che l’alimentazione è importantissima e un consulto nutrizionale in caso di sovrappeso è doveroso.
La terapia sostitutiva della menopausa, demonizzata per 20 anni a seguito di pubblicazioni scientifiche statunitensi risultate poi ricche di errori e mal interpretate, è utilizzata solo dal 2-3 per cento delle italiane. Oggi c’è da parte dei non addetti ai lavori una sensazione di pericolo e rischio oncologico quando si parla di terapie ormonali; questo timore non è giustificato dai dati scientifici, inoltre non si tiene conto dei molteplici benefici.
Oggi, molto più opportunamente si sono riconsiderate le indicazioni alla terapia ormonale sostitutiva che è affiancata da altri presidi terapeutici non ormonali per alcuni sintomi specifici (insonnia, vampate di calore, problematiche sessuali). Con molto buon senso possiamo dire che ogni donna ha una sua menopausa e lo spettro di alterazioni spazia dalla completa assenza di qualsiasi sintomo a sintomatologie pesanti e durature (anche per molti anni). La proposta terapeutica può quindi essere molto diversificata e personalizzata per il singolo caso, ponendo attenzione anche alle eventuali patologie presenti e alle controindicazioni correlate. La terapia va monitorata nel tempo aggiustando la posologia e verificandone l’efficacia; non c’è un limite di tempo per sospendere la terapia sostitutiva, certamente può essere proseguita per 5-7 anni.