Visione della videoinstallazione di Isaac Julien, esperienze di pittura, danza e teatro nella splendida cornice del museo
Sono partiti lunedì 6 ottobre, a Palazzo Te, i laboratori artistici per i pazienti dializzati. Si tratta della terza edizione consecutiva di un’iniziativa nata dalla collaborazione fra fondazione e Asst Mantova che offre attività espressive ai pazienti per valutare attraverso uno studio clinico – condotto dalla struttura di Nefrologia e Dialisi del Poma – l’impatto di queste attività sul benessere dei pazienti.
Il primo appuntamento ha previsto la visione dell’installazione filmica di Isaac Julien ‘All that changes you. Metamorphosis‘, opera allestita nelle Fruttiere sulla quale s’incentrerà tutto il percorso, attraverso tre workshop: pittorico a cura di Federica Aiello Pini, di danza a cura di Chiara Olivieri, teatrale a cura di Silvia Gandolfi.
A introdurre la visione dell’installazione – passando per alcune sale del museo – e una prima discussione a caldo, sulle emozioni suscitate da questa esperienza, il referente dei progetti inclusivi di Palazzo Te Simone Rega, che ha spiegato: “Il film contiene una critica alla nostra visione antropocentrica, vuole invitarci a restare dentro il flusso delle cose, a perdere il controllo, a stare ‘nello scompiglio’, perché è proprio lì che possiamo rigenerarci”.
Il 13 ottobre, l’operatrice Federica Aiello Pini ha guidato i pazienti in un’attività dal titolo ‘Dipingere l’instabilità’. “Ci siamo immersi nell’instabilità – ha commentato Federica – dell’acqua che sposta il colore, del pennello che sfugge viaggiando sopra e fuori dal foglio, del disegno che all’improvviso va strappato per comporre un nuovo orizzonte.
I partecipanti si sono messi in gioco lasciando che tutto si trasformasse, e li trasformasse, continuamente, fino a danzare con il cambiamento. dell’acqua che sposta il colore, del pennello che sfugge viaggiando sopra e fuori dal foglio, del disegno che all’improvviso va strappato per comporre un nuovo orizzonte”.
Il 20 ottobre, spazio alla danza con Chiara Olivieri per ‘Corpi in empatia’. I partecipanti sono stati invitati a lavorare in coppia, in gruppo o da soli, esprimendo le proprie emozioni. “Lasciatevi andare – è stato l’invito di Chiara – il corpo esprime eros nel suo modo di muoversi, qualunque sia il nostro sesso, età, fisicità. Così come siamo possiamo riuscire a comunicare con gesti personalissimi”.
Il 27 ottobre è stata la volta dell’attrice Silvia Gandolfi, che ha guidato i pazienti del reparto Nefrologia e Dialisi in un percorso teatrale dal titolo: “Che forma sei? Che forma vuoi essere?”. Un filo rosso, molto evocativo, ha legato pensieri, parole, sensazioni e ha unito idealmente il gruppo dei presenti. “Il filo rosso – ha precisato Silvia introducendo i lavori – richiama quello della tradizione giapponese che unisce le anime gemelle, è il filo di Arianna, guida per Teseo, è la congiunzione fra l’uomo e la macchina, tra l’uomo e la natura”.




