Calcoli alla colecisti, quando la patologia è a prevalenza femminile: fra i fattori di rischio la gravidanza e l’assetto ormonale

Molto comune nella popolazione al di sopra dei 40 anni, può essere asintomatica. È previsto il trattamento chirurgico di colecistectomia, che viene eseguito tendenzialmente per via laparoscopica mininvasiva

calcoli della colecisti sono depositi di colesterolo o sali biliari; questi formano concrezioni che si depositano nella colecisti, dando luogo a formazioni che possono variare da pochi millimetri (fango biliare) ad alcuni centimetri e possono essere più o meno sintomatici. Si tratta di una patologia prevalentemente femminile, come spiega il chirurgo Michela De Angelis, medico della struttura di Chirurgia Generale di Asst Mantova, che approfondisce la tematica.

Come si manifestano, con quali sintomi si presentano i calcoli della colecisti?
La sintomatologia legata alla colelitiasi è molto variabile, può andare da generici disturbi dispeptici, alla classica colica biliare, caratterizzata da dolori crampiformi importanti in ipocondrio destro, che possono irradiarsi alla spalla e alla scapola dello stesso lato, a volte associati a nausea e vomito. Le manifestazioni possono però essere anche più gravi, anche dall’esordio, in quanto i calcoli della colecisti possono causare ostruzione della via biliare, colecistite o pancreatite. Inoltre, la presenza di calcoli della colecisti, soprattutto se inveterata e correlata a colecistite cronica, costituisce un fattore di rischio per il carcinoma della colecisti.

Quando e chi colpisce con maggiore frequenza questa patologia?
Si tratta di una patologia molto comune, che interessa il 10-15 per cento della popolazione. L’incidenza aumenta sopra ai 40 anni e storicamente è più frequente nelle donne, anche se il trend epidemiologico si sta invertendo negli ultimi anni. Questo può essere legato a fattori eziologici modificabili, quali la dieta, l’obesità e la terapia estrogenica, condizioni che aumentano il colesterolo nella bile e pertanto rendono più facile la sua precipitazione, mentre si mantengono fattori di rischio fissi quali la gravidanza e l’assetto ormonale.

Come si diagnostica?
Il gold standard per la diagnosi è l’ecografia addominale, che permette di identificare calcoli che a volte non sono visibili alla tac e di fare diagnosi differenziale con altre patologie della colecisti, grazie alla possibilità delle variazioni del decubito durante l’esame. In caso di complicanze quali coledocolitiasi o pancreatite, è possibile indagare con imaging di secondo livello quali rispettivamente risonanza magnetica dell’addome superiore con mezzo di contrasto o tac addome con con mezzo di contrasto.

Quali sono le terapie disponibili?
Il trattamento della colelitiasi sintomatica è elettivamente il trattamento chirurgico di colecistectomia, che viene eseguito tendenzialmente per via laparoscopica mininvasiva. L’impiego di nuove tecnologie di immagine come monitor 3D, video e telecamere ad alta risoluzione HD, schermi 4K e l’uso della fluorescenza consentono di rendere ancora più sicuro l’intervento, riconoscendo accuratamente le strutture anatomiche vicine.  Il trattamento medico può avvalersi di acido ursodesossicolico, anche se non vi sono evidenze scientifiche della sua efficacia, se non di alcuni benefici nel caso di fango biliare, non associato a colelitiasi. In gravidanza, gli studi riportano un beneficio preventivo e terapeutico nell’utilizzo del carbone vegetale.

 

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

Archivi
Categorie
Iscriviti alla newsletter