Medicina di genere: le allergie alimentari e ai farmaci sono prevalenti nelle donne rispetto agli uomini

È fondamentale proseguire nello sforzo di applicare la medicina di genere a tutte le branche mediche e predisporre degli iter diagnostici-terapeutici dedicati

La salute di ogni individuo dipende da numerose variabili. Tra queste giocano un posto di rilievo il sesso e il genere che influenzano rispettivamente le differenze biologiche e quelle socioeconomiche e culturali. La medicina di genere si occupa dell’influenza che sesso e genere hanno sullo stato di salute e di malattia di ogni individuo. Le prime evidenze in merito sono arrivate dall’ambito cardiovascolare: nel 1991 la ‘Yentle syndrome’ ha messo in luce le differenze nel management della malattia coronarica tra uomo e donna.

La medicina di genere è in realtà una disciplina trasversale che interessa tutte le branche mediche, tra cui anche l’allergologia. Le malattie allergiche sono determinate da una disregolazione del sistema immunitario che normalmente ci protegge dagli agenti esterni e nocivi e che invece reagisce contro stimoli innocui determinando un danno; infatti, l’allergia potrebbe essere definita come un eccesso di legittima difesa. Le problematiche allergologiche in ambito respiratorio, cutaneo e alimentare sono in crescita sia a livello mondiale sia a livello nazionale e hanno un impatto negativo in termini di qualità della vita e non solo.

Le allergie alimentari hanno una maggiore prevalenza nel sesso femminile. Le fluttuazioni ormonali legate al ciclo mestruale, alla gravidanza e alla menopausa possono influenzare la gestione dell’allergia alimentare, in termini diagnostici e terapeutici. I prick test con alimenti risulterebbero positivi prevalentemente nelle donne, 27,5 per cento vs 22,5 per cento degli uomini. Dati tratti da questionari e database elettronici mostrano differenze anche in base al tipo di alimento: l’allergia a frutta di stagione e di bosco sarebbe più comune nelle donne.

Lo studio MIRABEL, focalizzato nell’individuare le caratteristiche cliniche rilevanti nelle forme più severe di allergia all’arachide, ha dimostrato che il sesso femminile è un fattore di rischio. Pertanto, sarebbe possibile adattare gli schemi dei test di provocazione orale anche in base alla variabile sesso. Inoltre, la maggiore consapevolezza delle donne sui rischi si traduce in una migliore aderenza alle diete di esclusione e una più attenta gestione dell’autoiniettore di adrenalina.

Sempre in ambito allergologico, il sesso femminile rappresenta un fattore di rischio noto per allergia a farmaci. I motivi sono sia biologici sia ambientali. Come per altre patologie allergiche, per esempio l’asma bronchiale, anche nell’allergia a farmaci la pubertà rappresenta un momento cruciale a sfavore delle donne, diventando più frequente nel sesso femminile fino ad oltre gli 85 anni. Le donne inoltre consumano più farmaci rispetto agli uomini e ricorrono più spesso alle risorse sanitarie, soprattutto in età fertile.

I dati provenienti dal Registro Europeo dell’Anafilassi riportano una maggiore frequenza di anafilassi da farmaci tra le donne e tra quelli più spesso coinvolti ci sono gli analgesici, a seguire gli antibiotici. Effettuare una valutazione allergologica è fondamentale in quanto, sebbene un’etichetta errata di allergia a farmaci abbia effetti negativi per entrambi i sessi, nelle donne in alcune situazioni può comportare ulteriori rischi, come per esempio in gravidanza.

La frequenza di allergia a farmaci nelle donne in gravidanza è riportata tra il 7-10 per cento, in particolare ai beta-lattamici, che sono gli antibiotici maggiormente indicati nel pre-parto. L’utilizzo di farmaci alternativi comporta una minore efficacia e maggior rischio di effetti collaterali, sia per la mamma che per il bambino, come per esempio l’antimicrobico-resistenza.

Pertanto, è fondamentale proseguire nello sforzo di applicare la medicina di genere a tutte le branche mediche e predisporre degli iter diagnostici-terapeutici dedicati, ponendo attenzione alle diverse esigenze di uomini e donne, in modo da rendere la sanità più equa ed efficace.

di Francesca Losa, medico struttura Allergologia, Reumatologia e Immunologia clinica ASST Mantova

 

 

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