L’ospedale di Ostiglia accoglie feriti di guerra, orfani e consultorio per le puerpere

Dopo le battaglie risorgimentali ricevettero cure numerosi soldati. Nel 1914 fu costruito un nuovo padiglione

In questo e nei prossimi numeri della rubrica ‘Come eravamo’, racconteremo la storia della sanità del Destra Secchia, pubblicando testi tratti dal libro ‘Antichi ospedali nel Destra Secchia dell’Oltrepò mantovano’, di Raffaele Ghirardi (2018, Publipaolini editore), cultore di storia e responsabile delle Attività di cure sub acute dell’ospedale di Borgo Mantovano. Il passato ci aiuta a capire il presente e a costruire il futuro. Continua di seguito la storia dell’ospedale di Ostiglia, dopo le puntate pubblicate sui numeri precedenti del magazine.

La sera del 12 ottobre i malati furono trasferiti dal vecchio ospedale e il giorno 13 viene benedetta la cappella. Ancora sotto il dominio austriaco, nel novembre 1861, l’ospedale veniva classificato come “pubblico e generale”. Dai nove malati gratuiti che poteva accogliere il numero passò a quindici, provenienti anche dai comuni limitrofi. L’amministratore in carica, l’ingegner Girolamo Brera, scriveva, preoccupato, al commissariato distrettuale di Ostiglia paventando il rischio di un dissesto finanziario dell’ente, visto che i comuni viciniori onoravano poco o per nulla i loro debiti nei confronti dell’ospedale ostigliese; tanto valeva che cessasse il titolo di “spedale pubblico e generale”.

Nell’aprile del 1848 Ostiglia e dintorni furono luoghi di battaglie risorgimentali; in particolare occorre ricordare lo scontro che avvenne a Governolo il giorno 24 tra i valorosi patrioti della Colonna Mantovana – Bersaglieri Carlo Alberto, di cui facevano parte Goffredo Mameli e Nino Bixio, con le truppe austriache del generale Gorgow Karl von Gorzkowsky, comandante della fortezza di Mantova. Gli imperiali ebbero la peggio, vi furono morti e feriti e questi ultimi furono portati dalla popolazione presso l’ospedale ostigliese per essere curati. Così narra l’evento Federico Negretti: “Gli Austriaci da parte loro fuggendo, onde non lasciar modo di giudicare l’entità delle loro perdite, trasportarono seco quanti più feriti poterono, gettando nel Mincio molti dei loro morti […]. Tutti i feriti nemici invece che furono ritrovati dai nostri vennero con fraterna carità raccolti, e con ogni possibile riguardo trasportati allo spedale di Ostiglia, ove vennero assistiti con le cure le più amorose ed efficaci”.

Con l’annessione al Regno d’Italia di Ostiglia, nel 1866, fu ripristinata la Congregazione di Carità che, in ottemperanza al proprio statuto del 16 febbraio 1872, amministrava le due opere pie ostigliesi: Pio Istituto Elemosiniero ed ospedale. Da un resoconto dell’amministratore Antonio Zanchi-Bertelli si sa che dai 123 degenti del 1851, si passò ai 119 del 1877 e ai 149 del 1878. L’assistenza medica era svolta dal medico condotto del paese che effettuava […] due visite d’obbligo al giorno, la mattina e la sera. Dà i quadri in fin d’anno del numero degli infermi curati; di quante morti e di quante guarigioni e delle qualità delle malattie occorse, compilate all’uopo le tabelle diagnostiche”.

All’inizio del ‘900 l’ospedale appariva inadeguato alle crescenti esigenze sia della comunità sia per il bacino circostante che ne usufruiva; nel 1914 venne costruito un nuovo padiglione che ospiterà a pian terreno la divisione di medicina e al primo piano, assieme al laboratorio radiologico, la divisione di chirurgia. Un ampio giardino lo separava dal più antico fabbricato e dietro era situato un orto. Fin dal 1897 era stata costituito ad Ostiglia l’Opera Pia per l’infanzia abbandonata; essa agiva nel contesto della Congregazione di Carità ed elargiva le sue offerte, peraltro scarse, agli orfani.

Dopo la grande guerra, con una situazione sociale degradata, specie riguardo all’infanzia, nel 1922 nell’ospedale veniva attivato un ambulatorio per le malattie dei bambini ed un consultorio per le puerpere. Dal 1924 fu allestito un reparto per l’accoglimento ed il sostentamento degli orfani che, dai sei iniziali, al novembre 1926 erano saliti già a trentadue. Nel luglio del 1927 fu inaugurata una nuova sede per l’Istituto dell’infanzia abbandonata, situato in un’area dell’ex campo sportivo. Venivano ammodernati e ristrutturati i reparti di chirurgia e ginecologia.

di Raffaele Ghirardi, responsabile Attività di cure sub acute Borgo Mantovano

Nella foto in homepage il progetto per il dispensario antitubercolare, nella foto sopra Raffaele Ghirardi

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