Un approccio che punta sulla continuità delle cure nella transizione fra minore e maggiore età
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione – l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa in particolare – rappresentano una delle più frequenti cause di disabilità nei giovani dei paesi occidentali e sono stati inclusi tra le priorità relative alla tutela della salute mentale in quanto problema di salute pubblica in costante crescita in tutti i Paesi.
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione possono essere definiti come persistenti disturbi associati ad un’alterazione della percezione corporea e del controllo del proprio peso e delle forme, che impattano sulla salute fisica ed il funzionamento psicologico di chi ne soffre.
L’età di esordio della malattia è in genere compresa tra i 15 e i 19 anni; anche se si rileva un diffuso aumento dei casi a esordio precoce (fra gli 11 e i 12 anni) dovuto sia all’abbassamento dell’età puberale sia alla massiccia esposizione a modelli “adultizzanti”.
La letteratura internazionale evidenzia come uno dei principali problemi sia il ritardo nell’arrivo alle cure. L’Oms segnala come questo ritardo sia riconducibile anche allo stigma e al pregiudizio che ancora connotano i disturbi psichici.
Obiettivo primario per Regione Lombardia è generare una cultura che avvicini le persone alle cure il più precocemente possibile, creando fiducia nelle possibilità di miglioramento e guarigione e consapevolezza che la storia della malattia può cambiare completamente se intercettata precocemente.
A sostegno della cura e della lotta al fenomeno dei disturbi alimentari, Regione Lombardia ha recentemente approvato la Legge 2 del 23 febbraio 2021, “Disposizioni per la prevenzione e la cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e il sostegno ai pazienti e alle loro famiglie”.
La legge intende favorire una più veloce intercettazione del disturbo attraverso la realizzazione di servizi di prossimità, in particolare, rivolti all’età di transizione (15-24 anni) e la diffusione di una cultura di attenzione e sensibilizzazione al problema. Sino ad ora, al compimento del 18° anno i ragazzi e le loro famiglie dovevano passare dal servizio per l’età evolutiva a quello dell’adulto. Il disagio per la perdita della necessaria continuità terapeutica in un momento di miglioramento soltanto parziale veniva puntualmente riportato e in alcuni casi è stato causa di drop out.
Nel nostro territorio, dunque, in linea con quanto promosso a livello regionale, sono state implementate le risorse all’interno dei percorsi di cura dedicati ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione ed è stata costituita un’equipe dedicata alla transition (15-24 anni) con l’introduzione di nuove figure professionali e il delinearsi di progetti di cura sempre più completi. Tali percorsi vedono un lavoro di stretta sinergia tra la pediatria, neuropsichiatria infantile, psichiatria, psicologia clinica e medicina interna e prevedono la presenza di equipe multidisciplinari all’interno delle quali lavorano, con un modello condiviso e strutturato, diversi professionisti (psichiatri e neuropsichiatri infantili, psicologi sia individuali che famigliari, dietisti, internisti e pediatri oltre che ad educatori e tecnici della ri-abilitazione psichiatrica).
In questo modo lo scopo della nostra ASST è quello di fornire percorsi di cura che possano caratterizzarsi per completezza di interventi e per risposte precoci e strutturate per avviare interventi mirati e multidisciplinari integrati a sostegno dei pazienti e delle loro famiglie.
Questa stretta collaborazione e sinergia tra servizi per l’età evolutiva e servizi per i giovani adulti, a seguito del compimento della maggiore età, permette inoltre il valore aggiunto di poter garantire la continuità delle cure nella transizione tra la minore e la maggiore età. In questo modo è possibile dunque fornire un percorso di cura in cui i due servizi sono già affiancati e co-costruiscono gli interventi a favore del paziente potendolo dunque accompagnare senza brusche interruzioni in un progetto terapeutico che possa essere dunque sia completo che continuativo.
Di Antonia Di Genni, medico Neuropsichiatria infantile Asst Mantova